Sanità di frontiera, progetto OIS

Sanità di Frontiera è un progetto a firma di OIS, Osservatorio Internazionale per la Salute, avallato, tra gli altri, niente meno che dal Santo Padre Papa Francesco. Il progetto riguarda un tema molto sensibile e di estrema attualità, la migrazione.

Ogni giorno sulle coste del nostro Paese, arrivano centinaia di migranti le cui condizioni psico-fisiche sono spesso al limite dell’umanità. Il progetto Sanità di Frontiera nasce proprio per meglio comprendere quale sia l’approccio sanitario migliore da rivolgere a queste persone.

«L’iniziativa , messa a punto dall’Osservatorio e presentata nella prima

metà del 2016 presso il Ministero della Salute, guarda al wellbeing dei migranti come un tutt’uno con quello della collettività nazionale e internazionale e mira a sostenere il forte impegno sociale mostrato dai medici italiani. Il corso si caratterizza per l’attenzione particolare dedicata all’approccio psicologico e multiculturale quale strumento indispensabile a migliorare le interazioni tra gli operatori sanitari e gli stranieri presenti sul nostro territorio, nonché il benessere dei migranti e delle comunità di accoglienza». Queste sono le parole del presidente del Comitato Scientifico OIS, Giuseppe Petrella che mette in luce il vero problema dell’accoglienza dei migranti: la barriera culturale e l’aspetto psicologico.

Sanità di Frontiera ha così lanciato la seconda edizione del corso in Educazione Continua in Medicina “Salute e Migrazione curarsi e prendersi cura”, tenutosi tra il 19 ed il 22 settembre 2017.

Sono state oltre 600 le richieste di partecipazione ed il tanto interesse ha fatto sì che il provider di corsi FAD (formazione a distanza del Gruppo Consulcesi) istituisse un corso apposito per il completamento formativo dei medici che non sono riusciti a partecipare.

Tante le personalità di settore presenti al corso OIS,

tra i docenti infatti c’erano esponenti di Ministero degli Interni, Ministero della Salute, OIM, OMS, Save the Children, UNHCR, INMP, SIMM, Caritas, MSF, Croce Rossa Italiana, Istituto Superiore di Sanità, Centro Astalli, ASGI

(Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).

Il Corso si è tenuto a Roma, presso la sede nazionale del Centro Astalli e ha, come detto, riscosso moltissimo successo. Proprio il successo ricevuto dal progetto “Sanità di Frontiera” ci aiuta a comprendere, seppur in piccola parte, la misura del cambiamento che sta vivendo il nostro Paese. E’ evidente che le barriere culturali in un certo qual modo stanno cedendo e l’attenzione per la questione “migranti” è finalmente comprovata.

Sul corso destinato agli operatori di settore medico, è intervenuto anche Massimo Tortorella, uno dei fondatori dell’Osservatorio, che ha fatto eco alle parole del Santo Padre, grande “sponsor” del progetto Sanità di Frontiera:

«Sanità di Frontiera, è un’iniziativa per la tutela del benessere collettivo e per la formazione dei medici, italiani e non solo, che si trovano sempre più spesso a confrontarsi con la realtà delle migrazioni. Si tratta di un progetto importante e benefico su cui invitiamo tutti a fare un passo avanti ispirati dalla propria coscienza e dall’esempio e il dono del Santo Padre Francesco giunto a “Sanità di Frontiera” mediante l’Obolo di San Pietro».

Osservatorio Internazionale per la Salute

Quello dei migranti è uno dei temi più sensibili della società civile, fenomeno che ha visto moltissime evoluzioni nel corso del tempo e dei cicli storici. Comun denominatore di ogni evoluzione è quello del superamento culturale del concetto di “frontiera” inteso come altro da sé, anziché come risorsa. Quotidianamente ci troviamo a dover affrontare emergenze in materia di migrazione, senza riuscire a capire come affrontarne le conseguenze ed è per questo che scende in campo direttamente l’Osservatorio Internazionale per la Salute, OIS.

Con il progetto “Sanità di Frontiera”, OIS cerca di mettere in fila domande e dubbi, offrendo però risposte valide e concrete attraverso l’azione. Il progetto in particolare, cerca di dare una risposta ad una delle domande forse più ricorrenti quando si parla di migrazione: cosa possono fare i medici, il personale sanitario e gli operatori di settore in riferimento ai migranti?

Francesco Aureli, presidente OIS, risponde a questa domanda attraverso la seconda edizione del corso di Educazione Continua in Medicina “Salute e Migrazione curarsi e prendersi cura”, tenutosi tra il 19 ed il 22 settembre 2017.

All’interno del corso, esperti della medicina delle migrazioni (psicologi, mediatori, medici) hanno messo a disposizione le loro competenze per trasferire nozioni necessarie al fine di comprendere quale sia l’approccio sanitario migliore nei confronti dei migranti. Quello dell’assistenza medica è un tema molto delicato quando si parla di immigrazione; pensiamo ai tantissimi arrivi di Lampedusa, ove giungono i migranti che riescono a sopravvivere a mesi di viaggio impervio. L’assistenza medica è dunque la prima cosa a cui pensare, così come quella psicologica.

Il corso analizza in modo analitico e pratico, le conseguenze emotive oltre che fisiche, subite dal migrante in arrivo, seguendo una strada di abbattimento delle barriere culturali. L’obiettivo è quello di dare uno sguardo a 360° del fenomeno migratorio e cosa esso comporta in termini di salute fisica.

Al corso OIS hanno partecipato grandi personalità di settore, tra i docenti infatti vi sono esponenti di Ministero degli Interni, Ministero della Salute, OIM, OMS, Save the Children, UNHCR, INMP, SIMM, Caritas, MSF, Croce Rossa Italiana, Istituto Superiore di Sanità, Centro Astalli, ASGI

(Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).

Come detto, il corso è arrivato alla sua seconda edizione, si è svolto a Roma nella sede nazionale del Centro Astalli e ha visto la richiesta di partecipazione di oltre 600 candidati. Le tante presenze hanno richiesto l’ampliamento dei posti disponibili, ma chi non è riuscito a parteciparvi potrà seguire il corso FAD (Formazione a Distanza) che consentirà a moltissimi medici di completare il percorso formativo.

Il progetto Sanità di Frontiera ha ottenuto anche il sostegno del Santo Padre tramite l’Obolo di San Pietro e per sottolineare il valore del percorso, ci facciamo aiutare dalle parole di Massimo Tortorella (Consulcesi), tra i fondatori di OIS, che si è così espresso:

«Sanità di Frontiera è un’iniziativa per la tutela del benessere collettivo e per la formazione dei medici, italiani e non solo, che si trovano sempre più spesso a confrontarsi con la realtà delle migrazioni. Si tratta di un progetto importante e benefico su cui invitiamo tutti a fare un passo avanti ispirati dalla propria coscienza e dall’esempio e dal dono del Santo Padre Francesco giunto a “Sanità di Frontiera” mediante l’Obolo di San Pietro».

Gruppo Consulcesi: la storia

Consulcesi è una solida realtà che opera nel campo dei servizi per il mondo sanitario. L’imprenditore Massimo Tortorella è il suo fondatore e CEO e, forte di solidi e brillanti studi in Giurisprudenza e di quello spirito imprenditoriale coraggioso, ambizioso e dinamico che lo contraddistingue, è riuscito in poco tempo a portare la Consulcesi a diventare un vero e proprio punto di riferimento fondamentale per i camici bianchi.

Consulcesi infatti offre servizi a 360 gradi, che vanno dalla consulenza legale alla formazione professionale, passando attraverso la creazione di utili App e piattaforme innovative nel mondo sanitario per mettere in contatto diretto medici, pazienti e non solo. Insomma, si può parlare di una vera e propria Rete che mette in contatto professionisti di tutto il mondo, sostenuta da una solida esperienza in campo legale. Non a caso, una delle prime azioni legali di successo della Consulcesi, l’imprenditore Massimo Tortorella l’ha conquistata su un campo tra i più difficili: quello di far riconoscere il diritto al rimborso sulle mancate borse di studio ai medici italiani che ne avevano diritto (una vittoria da ben 500 milioni di euro in rimborsi). Un’operazione, questa, che ha visto mettere in campo tutto il coraggio possibile da parte del caparbio imprenditore Tortorella (probabilmente molti altri al suo posto avrebbero gettato la spugna), che si è dovuto scontrare contro la macchinosa sfera della burocrazia e delle istituzioni. Da quel momento in poi, Consulcesi è cresciuta tantissimo e ad oggi è diventata un punto di riferimento anche a livello internazionale, contando sedi non solo in Italia, ma anche negli Usa, nel Regno Unito, in Svizzera e in Albania con oltre 1000 tra dipendenti e collaboratori che si dedicano ogni giorno a temi di scottante attualità.

 

Massimo Tortorella e Gruppo Consulcesi

Massimo Tortorella e Gruppo Consulcesi

L’imprenditore Massimo Tortorella è fondatore e CEO del Gruppo Consulcesi, una solida struttura che opera in ambito legale e offre servizi a medici e personale medico sanitario. Un nome, quello di Consulcesi – e del suo fondatore – che si sono subito ritagliati uno spazio importante nella lotta contro le ingiustizie, firmando un successo senza precedenti: grazie ad un’azione legale collettiva, l’imprenditore Tortorella e la sua Consulcesi, hanno di già fatto ottenere rimborsi per oltre 500 milioni di euro. Forti anche di normative in materia che parlano chiaro (e alle quali evidentemente prima nessuno aveva fatto troppa attenzione): i suddetti rimborsi spettano di diritto ai “medici che si sono specializzati prima del 1991 senza ricevere alcun compenso e quelli che lo hanno fatto tra il 1993 e il 2006, anno in cui l’Italia si è allineata al resto del’Ue dopo i due decreti attuativi (il Dlgs 257 del 1991 e il Dlsg 368 del 1999)”. Per ottenere tale ragguardevole risultato, non bisogna solo essere davvero preparati in materia, ma bisogna di certo possedere anche una grandissima dose di coraggio nell’affrontare a viso aperto le istituzioni. Una forza e una tenacia che hanno portato l’imprenditore Massimo Tortorella e la sua Consulcesi alla ribalta in breve tempo, diventando quindi un solido punto di riferimento per i camici bianchi. Consulcesi, infatti, oltre ad essere specializzata nella difesa della categoria dei medici, offre al mondo della sanità anche moltissimi servizi che vanno dalla formazione e l’aggiornamento professionale, fino alle battaglie legali per il riconoscimento della direttiva Ue sugli orari di lavoro (la cui mancanza di applicazione porta, purtroppo, come conseguenza alla delicata vicenda sui massacranti turni di lavoro, con le conseguenze che tutti possiamo ben immaginare).

Massimo Tortorella

Un argomento sul quale non si può che essere d’accordo, è il fatto che in Italia si abbia un disperato bisogno di imprenditori seri, dinamici e ambiziosi. E di certo, l’imprenditore Massimo Tortorella risponde a tali requisiti. Non solo, grazie alla sua Consulcesi e alla sua attività in continuo fermento, si può affermare senza ombra di dubbio che l’imprenditore Tortorella rappresenti ‘un’eccellenza italiana’. Insomma, un patrimonio nazionale di cui andare fieri. E la cui attività va seguita con attenzione. La ragione è facilmente comprensibile: la Consulcesi (di cui l’imprenditore Massimo Tortorella è fondatore e CEO), si occupa di offrire servizi ad una categoria di fondamentale importanza per la nostra società, ovvero quella dei medici e del personale medico più in generale. La Consulcesi infatti, fin dalla sua fondazione (avvenuta quando l’imprenditore Tortorella aveva appena 29 anni ed era fresco del percorso universitario concluso con una brillante laurea in Giurisprudenza, quindi certamente pieno di quel genuino entusiasmo e preparazione che sempre dovrebbero accompagnare le grandi imprese), ha subito messo a segno un successo per molti medici della Ue – ormai insperato -: quello di far ottenere (tramite una memorabile quanto impeccabile azione legale collettiva) rimborsi per oltre 500 milioni di euro che spettavano di diritto a quei medici che, tra il 1978 e il 2006 non si erano visti riconosciuti la propria borsa di studio. Da quel momento, la Consulcesi è diventata un punto di riferimento in fatto di servizi a 360 gradi per la categoria dei camici bianchi (inclusi la formazione e l’aggiornamento), ponendosi quindi finalmente come un vero e proprio faro che fa luce sulle ingiustizie perpetrate nei confronti della categoria.