Numero chiuso medicina: irregolarità nei test

CONSULCESI: «SUBITO RIFORMA DEL NUMERO CHIUSO»

Numero chiuso: Medici in fuga all’estero per imbuto formativo e irregolarità nei test, persi 10 mila camici in 10 anni 

Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi: «Bene le parole del vicepremier Salvini, ma ai buoni propositi seguano i fatti e si cambino le regole fin dal prossimo anno accademico»

In Italia è boom di medici (e aspiranti tali) con la valigia, pronti a lasciare il nostro Paese perché all’estero l’accesso alla professione è più meritocratico, dall’iscrizione alla facoltà di Medicina fino alla specializzazione, senza dimenticare condizioni di lavoro sicuramente più attrattive, a livello retributivo ma non solo. Oltre 10mila camici bianchi italiani nell’arco di 10 anni (dal 2005 al 2015, secondo dati Enpam-Eurispes) hanno già messo lo stetoscopio nel trolley e, senza un deciso cambio di rotta, il numero è sicuramente destinato ad aumentare.

Mentre il dibattito politico sul tema del Numero Chiuso torna di stringente attualità, anche per le recenti parole del vicepremier Matteo Salvini, crescono i dubbi tra i tanti aspiranti medici che sono in attesa di sapere se anche loro dovranno affrontare la temibile lotteria dei quiz: nel 2018 furono più di 67mila, con 1 solo posto a disposizione ogni 6 candidati. «In questi giorni siamo stati sommersi dalle telefonate – spiega Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, network legale leader nella tutela dei medici e di chi aspira a diventarlo – perché, mai come quest’anno, c’è troppa incertezza sulle modalità di ingresso alle facoltà di Medicina. Il timore – sottolinea Tortorella – è che non cambi nulla, continuando con una modalità di selezione che ha già mostrato numerose lacune in termini non solo di meritocrazia, ma anche di regolarità formale: ogni anno siamo accanto ai candidati penalizzati, e i ricorsi in Tribunale sono in aumento, così come le pronunce in loro favore».

«Bene, quindi, le parole del vicepremier Salvini, – conclude Massimo Tortorella – ma ai buoni propositi devono seguire i fatti: è necessario imprimere un’accelerazione ai lavori parlamentari in modo da superare il Numero Chiuso per le facoltà di Medicina fin dal prossimo anno accademico, senza lasciare migliaia di studenti in un limbo inaccettabile, perché si tratta del futuro professionale di chi ricoprirà un ruolo fondamentale nella tutela della nostra salute».

Ufficio stampa Consulcesi [email protected] 328.4812859 – 340.8293082

Sport all’aria aperta quando fa freddo?

SPORT ALL’ARIA APERTA ANCHE NEI GIORNI DELLA MERLA? LO SPECIALISTA DI CONSULCESI CLUB SFATA I FALSI MITI

Il professor Leonardo Calò, Direttore UOC di Cardiologia del Policlinico Casilino e docente dei corsi di Consulcesi Club, spiega perché è importante affrontare il calo delle temperature e non interrompere la propria attività fisica: «Le soluzioni per tenersi in forma anche nei mesi più freddi e piovosi ci sono, basta fare tutto con intelligenza»

Nei giorni più freddi dell’anno, i cosiddetti “Giorni della Merla”, anche chi è abituato a praticare attività fisica all’aperto rischia di farsi demotivare da basse temperature e clima avverso. Eppure, c’è più di un buon motivo per alzarsi dal letto, coprirsi bene e affrontare il freddo per fare un po’ di sport: Consulcesi Club, realtà di riferimento per oltre 100mila medici, in collaborazione con il portale web Sanità Informazione, ha voluto sfatare i falsi miti e stilare un utile vademecum grazie al professor Leonardo Calò, Direttore UOC di Cardiologia del Policlinico Casilino.

SERVE CONTINUITÀ NELLO SPORT. Molto spesso accade che una persona tenda a fare il possibile per tenersi in forma in estate, o comunque in condizioni climatiche favorevoli. Nelle giornate un po’ più fredde o con pioggia, la stessa persona tenderà a mollare e a rimandare tutto a quando il tempo sarà più idoneo. Questo è un atteggiamento molto negativo perché la continuità dell’attività fisica è uno degli aspetti più impattanti per la nostra salute.

L’ARIA APERTA CI FA BENE. Se l’attività fisica viene fatta all’aria aperta in luoghi come boschi o prati, l’organismo umano risente positivamente dell’impatto dell’ossigenazione, per cui senza dubbio è da preferire rispetto all’attività svolta al chiuso.

NO AGLI EROISMI. Non c’è bisogno di prestazioni ‘eroiche’. Basta un’attività moderata come lunghe passeggiate a passo veloce o jogging.

MAGGIORE ATTENZIONE ALLA FASE DEL RISCALDAMENTO. In presenza di basse temperature la fase del riscaldamento deve essere curata con più attenzione, al fine di evitare strappi muscolari e problemi simili. Con un riscaldamento della durata di una decina di minuti, riusciremo ad avere una vasodilatazione arteriosa adeguata e il nostro sangue potrà distribuire ai muscoli una portata di flusso idonea.

L’IMPORTANZA DEL GIUSTO ABBIGLIAMENTO. È necessario coprirsi bene e farlo a strati. Il classico keeway va benissimo in condizioni metereologiche mutevoli o quando piove, ma si può anche provare a munirsi di coperture che possono essere tolte durante il tragitto. È ovvio che quando il tempo è molto cattivo è consigliabile non uscire per evitare di bagnarsi per strada e magari ammalarsi successivamente. Il rischio per la salute, in questo caso, non è tanto il freddo in sé, quanto lo stare accaldati e bagnati in una zona ventilata. Il consiglio dunque è di evitare situazioni del genere e di coprirsi rapidamente e farsi una doccia calda.

Ufficio stampa 340.8293082 – 328.4812859

Aggressioni medici: di chi la responsabilità?

Cassazione: tutela spetta al datore di lavoro, sia pubblico che privato

Solo nell’ultimo anno il 50% tra medici e operatori sanitari hanno subito aggressioni, il 4% è stato vittima di violenza fisica. Stando a un’indagine della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), più del 56% di chi ha subito violenza ritiene che l’aggressione poteva essere prevista. Tuttavia il 78% degli intervistati non sa se esistano procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza.

Consulcesi & Partners, il network legale che tutela i diritti degli operatori sanitari, interviene per rendere nota una sentenza della Cassazione, la 14556/17, sul caso di un infermiere aggredito mentre prestava servizio al Pronto soccorso. Il lavoratore aveva chiesto la condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno biologico, morale e professionale e i supremi giudici hanno sancito che proprio al datore di lavoro spetta “l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi dell’evento medesimo”.

“Al fianco delle iniziative penali e civili, che di regola vedono imputato solo l’aggressore – spiega Consulcesi & Partners – la giurisprudenza ha delineato quindi la possibilità di individuare una responsabilità concreta proprio a carico del datore di lavoro pubblico o privato che, non garantendo l’incolumità del lavoratore, concorre a generare situazioni che agevolano fenomeni di aggressione da parte di pazienti o dei loro familiari”.

Blockchain: UE in ritardo, serve regolamentazione

BLOCKCHAIN: UE IN RITARDO, DALL’ITALIA L’APPELLO: «SERVE
REGOLAMENTAZIONE, VOGLIAMO ESSERE PROTAGONISTI»

Istituzioni comunitarie a confronto sui gap da colmare per cogliere vantaggi e sfide della tecnologia Blockchain durante la presentazione al Parlamento Ue del libro “Cripto-Svelate” scritto dagli imprenditori Andrea e Massimo Tortorella Consulcoin Cryptocurrency Fund: primo fondo europeo regolato al mondo, in collaborazione con Mashfrog SpA, una delle principali aziende nell’industria fintech Consulcesi Tech e Link Campus University lanciano il Master in “Blockchain ed Economia delle criptovalute”

BRUXELLES. «Serve certezza del diritto per dare la possibilità a questa tecnologia di svilupparsi» spiega l’eurodeputata Eva Kaili, autrice della risoluzione sulla Blockchain recentemente approvata dal Parlamento Ue, durante la presentazione a Bruxelles del libro “Cripto-Svelate. Perché da Blockchain e monete digitali non si torna indietro” (Paesi Edizioni) di Andrea e Massimo Tortorella.
I due imprenditori, rispettivamente CEO di Consulcesi Tech e Presidente di Consulcesi Group, hanno incontrato anche il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, per portare all’attenzione delle massime istituzioni comunitarie la volontà dell’Italia di essere protagonista di questo nuovo paradigma digitale.
Ulteriori ritardi, però, metterebbero a rischio la capacità dell’Ue di diventare l’hub di riferimento a livello mondiale per la Blockchain.

«In Europa abbiamo atteso troppo, adesso dobbiamo recuperare velocità per arrivare primi al mondo» sottolinea l’europarlamentare Andreas Schwab, membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, tra i relatori della presentazione di “Cripto-Svelate”.
«Qui in Europa abbiamo sentito una chiara volontà da parte del Presidente del Parlamento europeo e dalla Commissione di regolamentare la materia del Fintech. Il mondo sta andando verso una regolamentazione del mercato» dichiara Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi Group.
«Siamo qui per ribadire che anche l’Italia è presente, – conclude Andrea Tortorella, CEO di Consulcesi Tech – più che di ritardo parlerei di una forte volontà di essere protagonista da parte del nostro Paese. Ogni Stato deve contribuire a definire le regole del gioco di questa tecnologia».

È notizia recente, infatti, l’approvazione, da parte dell’Autorità di Vigilanza del Settore Finanziario di Malta, della licenza per la costituzione di ConsulCoin Cryptocurrency Fund. Primo esempio di fondo di investimento regolato in Europa su criptovalute e tecnologia Blockchain, è stato creato proprio grazie a Consulcesi Tech, società hi-tech negli ambiti della Blockchain e della Cybersecurity, nata come spin-off di Consulcesi Group, realtà europea dedicata ai professionisti del settore medico sanitario, con un’esperienza decennale nei servizi tecnologici, finanziari, legali e assicurativi. Tra gli esperti coinvolti spiccano: Core Asset Management SA, società con oltre 20 anni d’esperienza nella
gestione patrimoniale in Svizzera; Aurum Trust & Finance SA, Family Office indipendente svizzero con una vasta esperienza in consulenza, innovazioni finanziarie e strategie di gestione del patrimonio; Mashfrog SpA, una delle principali aziende nell’industria fintech con una grande expertise nella generazione di Token blockchain e nella realizzazione di smart contract che ha lanciato la prima ICO europea dei RoboAdvisor. Inoltre, Consulcesi Tech, in collaborazione con la Link Campus University di Roma, a breve inaugurerà un Master in “Blockchain ed Economia delle criptovalute”. Si tratta del primo corso post-laurea sul tema in tutta Europa, e si potrà pagare utilizzando le monete digitali.

Blockchain nel mondo del lavoro

Festa Nazionale UDC, Andrea Tortorella (Consulcesi Tech): «Blockchain nel mondo del lavoro, rivoluzione già in atto»

«La Blockchain è destinata a rivoluzionare il rapporto tra pubblico e privato e soprattutto il mondo del lavoro, perché è materia di politica industriale, di investimenti economici, di modernizzazione di un Paese e di competitività sui mercati esteri. La Blockchain, per l’organizzazione aziendale, è una rivoluzione già in atto».
Così Andrea Tortorella, Ceo di Consulcesi Tech e autore del libro “Cripto-Svelate.  Perché da Blockchain e monete digitali non si torna indietro”, intervenuto alla Festa Nazionale dell’UDC in corso a Fiuggi. «Attraverso la Blockchain, selezione dei candidati, valutazione dei curricula, verifica dei dati, certificazione delle
qualifiche, stesura dei contratti di lavoro attraverso ‘smart contracts’ e pagamento dei dipendenti – elenca Tortorella – diventano processi automatizzati, semplici, sicuri. Tutto ciò non in un ipotetico domani: il futuro del lavoro è già qui tra noi, e a Consulcesi Tech ci stiamo già lavorando».
«Le nuove tecnologie hanno già cambiato il mondo del lavoro: dopo l’industria 4.0 – spiega Tortorella – anche il settore terziario non sarà più lo stesso. Tutto ciò non ci deve spaventare: l’unica scelta sensata è quella di abbracciare l’innovazione, che non rappresenta lo spettro di nuove diseguaglianze tra i lavoratori, – conclude – ma è anzi destinata a migliorare in generale la vita di tutti noi, anche attraverso l’applicazione della Blockchain al settore della solidarietà e della charity».

Blockchain: così salverà il Made in Italy in tavola e la nostra salute

Il besteller ai vertici delle classifiche “Cripto-Svelate. Perché da Blockchain e monete digitali non si torna indietro” affronta il tema della sicurezza alimentare e dell’anti-contraffazione dei prodotti Made in Italy

Andrea Tortorella, autore del libro e CEO di Consulcesi Tech: «Con la Blockchain la filiera alimentare diventa completamente tracciabile: ‘parmesan’ e ‘mozzarille’ costano al nostro Paese 65 miliardi di euro ogni anno ma la tecnologia renderà impossibile ingannare i consumatori»

“Parmesan” e “mozzarille” addio, il futuro della tracciabilità alimentare è già qui e si chiama Blockchain. Il fenomeno dell’italian sounding, ovvero l’utilizzo denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia in prodotti che, però, di Made in Italy non hanno proprio nulla, costa al nostro Paese 65 miliardi di euro ogni anno. Un problema tornato di grande attualità proprio in questi giorni anche nel dibattito politico con il CETA, l’accordo di libero scambio con il Canada, che ha riacceso le polemiche sulla necessità di proteggere il
“made in” dalle imitazioni oltreoceano.
La soluzione, però, esiste: «Con la tecnologia Blockchain la filiera alimentare diventa completamente tracciabile, identificando ogni singolo prodotto con un codice univoco a cui associare qualsiasi informazione, dalla provenienza delle materie prime utilizzate, fino al modo in cui i prodotti sono stati trasportati prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati» spiega Andrea Tortorella, CEO di Consulcesi Tech e autore del libro “Cripto-Svelate. Perché da Blockchain e monete digitali non si torna indietro” insieme a Massimo Tortorella, Presidente del Gruppo Consulcesi.
Il volume, edito da Paesi Edizioni, è già un bestseller primo nelle classifiche “Ingegneria e Informatica” di IBS e “Macroeconomia” di Amazon, e affronta in maniera approfondita l’argomento perché poter tracciare l’origine, la filiera di produzione, trasformazione e distribuzione di un determinato prodotto alimentare, non solo tutela il Made In Italy ma anche la nostra salute. «Pensiamo, ad esempio, a chi soffre di celiachia – sottolinea Andrea Tortorella – grazie alla Blockchain è possibile sapere se un prodotto in apparenza innocuo è stato trasportato insieme ad altri prodotti a base di farine tradizionali; stesso discorso vale per il settore biologico, del chilometro zero, delle certificazioni DOP: sarà tutto verificabile, valorizzando le imprese virtuose e i loro prodotti, contrastando frodi alimentari che possono aver ripercussioni anche serie sulla nostra salute. Per questo siamo già in campo con la nostra expertise maturata grazie alla storia più che ventennale del Gruppo Consulcesi in ambito medico sanitario».

Disforia di genere nei bambini

«Mio figlio vuole vestirsi da femmina: che faccio?” Domande e risposte sulla disforia di genere dagli endocrinologi AME ai genitori

Il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il professor Vincenzo Toscano, Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club, lanciano una guida utile ai genitori attraverso il corso ECM FAD (Formazione a Distanza) dal titolo “Linee guida sulla disforia di genere”

Bambini che vogliono giocare con le bambole e vestirsi da femmina, bambine che scelgono esclusivamente abiti e attività tipiche dei maschi. Atteggiamenti che possono disorientare e spaventare i genitori, spingendoli a chiedersi come comportarsi, se può trattarsi solo di una fase passeggera, e quando è il caso di rivolgersi a un medico. Per fare un po’ di chiarezza e offrire gli strumenti utili ad affrontare queste situazioni, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il professor Vincenzo Toscano, Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club, lanciano una guida attraverso il corso ECM FAD (Formazione a Distanza) dal titolo “Linee guida sulla disforia di genere”.

CHE COS’È LA DISFORIA DI GENERE? Secondo i criteri diagnostici del DSM-V, la disforia di genere, ovvero una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e il genere assegnato, della durata di almeno 6 mesi, si manifesta nel bambino attraverso almeno 6 dei seguenti criteri (di cui uno deve essere necessariamente il criterio 1):

  1. Un forte desiderio di appartenere al genere opposto o insistenza sul fatto di appartenere al genere opposto;
  2. Nei bambini una forte preferenza per il travestimento con abbigliamento tipico del genere opposto o per la simulazione dell’abbigliamento femminile; nelle bambine una forte preferenza per l’indossare esclusivamente abbigliamento tipicamente maschile e una forte resistenza a indossare abbigliamento tipicamente femminile;
  3. Una forte preferenza per i ruoli tipicamente legati al genere opposto nei giochi del “far finta” o di fantasia;
  4. Una forte preferenza per giocattoli, giochi o attività stereotipicamente utilizzati o praticati dal genere opposto;
  5. Una forte preferenza per i compagni di gioco del genere opposto;
  6. Nei bambini un forte rifiuto per giocattoli, giochi e attività tipicamente maschili e un forte evitamento dei giochi in cui ci si azzuffa; nelle bambine un forte rifiuto di giocattoli, giochi e attività tipicamente femminili;
  7. Una forte avversione per la propria anatomia sessuale;
  8. Un forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie corrispondenti al genere esperito.

La condizione è associata a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, scolastico o in altre aree importanti.

PUÒ TRATTARSI DI UNA FASE PASSEGGERA? Si parla di varianza di genere quando l’identità di genere o il ruolo di genere di un individuo si differenzia dalle norme culturali comuni per una persona di un determinato sesso. Non deve pertanto essere diagnosticato come “disforia di genere” il comportamento di quei bambini che semplicemente non si adattano allo stereotipo culturale di mascolinità o femminilità. Per molti bambini l’esperienza di una varianza di genere è un’esperienza transitoria e con la pubertà la maggior parte di loro svilupperà la percezione di appartenere al genere assegnato alla nascita.

COSA SUCCEDE IN PUBERTÀ? Anche nel caso di bambini con disforia di genere, nella maggior parte dei casi (tra l’80 e il 90%) questa condizione non persisterà con l’insorgere della pubertà e non avrà conseguenze sull’esperienza di genere futura (la letteratura scientifica classifica questi soggetti come “desisters”). Nei
restanti casi (i cosiddetti “persisters”) la pubertà può essere un momento complicato: la comparsa dei caratteri sessuali secondari, unita alle esperienze di innamoramento e attrazione, può aumentare il livello di sofferenza.

QUANDO È IL CASO DI RIVOLGERSI AL MEDICO? Pediatri e medici di famiglia svolgono un ruolo fondamentale nell’instaurare un dialogo costruttivo, evitando che i genitori puniscano i bambini o tentino di instillare in loro sentimenti di vergogna al solo fine di modificarne i comportamenti. Non considerare la varianza e la disforia di genere come disturbi è indispensabile in età infantile, senza sottovalutare, però, espressioni di malessere che possono insorgere. Molti centri specializzati e professionisti qualificati in Italia offrono la loro competenza e un team multi-disciplinare per accogliere i bambini e le loro famiglie che manifestino un disagio intenso, attraverso un percorso che preveda un indispensabile sostegno ai genitori e un lavoro che accompagni nel tempo il
bambino/bambina nell’esplorazione della propria identità e percezione di sé.

“Linee guida sulla disforia di genere”, a cura del professor Vincenzo Toscano, presidente AME e docente ordinario di Endocrinologia presso l’Università La Sapienza di Roma, si aggiunge all’ampio catalogo di oltre 150 corsi FAD offerti dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it, è sviluppato in 6 moduli didattici composti da video-lezioni e materiali di approfondimento. Un questionario finale accerta la comprensione dei contenuti e assegna 5 crediti ECM.

I consigli anti-cellulite dell’endocrinologa a misura di ogni donna

Il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e la dottoressa Serena Missori, in collaborazione con Consulcesi Club, lanciano una serie di consigli alle donne per combattere la cellulite a seconda del tipo di lavoro svolto

“Alimentazione anticellulite” è il nuovo corso FAD del format “Gusto è Salute”: lo chef Roberto Valbuzzi e la nutrizionista Missori si sono messi ai fornelli per insegnare a medici e pazienti ricette sfiziose all’insegna del benessere

Con l’arrivo della bella stagione la voglia di perdere qualche chiletto e di rimettersi in forma è praticamente d’obbligo. La cellulite, in particolare, affligge il 90% delle donne: dalle studentesse fino alle manager, poche
ne sono immuni. Ma come conciliare una strategia anti-buccia d’arancia efficace e al tempo stesso compatibile con il proprio stile di vita? Il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e la dottoressa Serena Missori, endocrinologa e nutrizionista, autrice dei libri “La dieta dei biotipi” e “La dieta della tiroide”,
lanciano una serie di consigli a misura di ogni donna, in collaborazione con Consulcesi Club.

1. IMPIEGATE E STUDENTESSE: ATTENZIONE A COME VI SEDETE. In generale le impiegate e le studentesse trascorrono gran parte della loro giornata sedute, rientrando così a pieno titolo nella categoria dei lavoratori sedentari. Tendono ad avere ritenzione idrica agli arti inferiori, gonfiore alle caviglie e indolenzimenti dietro il ginocchio. Stare sulla punta della sedia, per evitare sensazioni di
pesantezza alle gambe, in realtà crea problemi di circolazione favorendo la comparsa della cellulite su cosce e glutei. Il consiglio è quindi di appoggiarsi bene alla sedia e allungare le gambe per qualche minuto ogni ora. Una buona abitudine è sicuramente quella di assumere tè verde da tenere sempre sulla scrivania, perché accelera il metabolismo e aumenta la combustione dei grassi. Il tè verde più efficace è quello che si acquista in foglie sciolte piuttosto che in sacchetti ed è importante non scaldare l’acqua oltre i 70° per evitare di distruggere i principi attivi, facendo un’infusione di 3-5 minuti.

2. PER LE CASALINGHE DRY BRUSHING E MASSAGGI FAI-DA-TE Le casalinghe svolgono uno dei lavori più impegnativi fisicamente, consumando molte calorie, ma rischiano di veder appesantire la propria linea a causa di pasti irregolari, sia per tempistiche sia per quantità. Tra i fattori aggravanti della
cellulite c’è sicuramente l’alimentazione sbagliata, carica di zuccheri, carboidrati, sale e grassi, che portano all’accumulo di adipe localizzato e ritenzione idrica. La giusta dieta può essere accompagnata dal dry brushing (o spazzolatura a secco): un ottimo rimedio economico per illuminare la pelle, migliorare la circolazione e favorire la riduzione della cellulite utilizzando una spazzola con setole morbide naturali, oppure un guanto di crine con trama fine o una garza di lino o cotone. In un ambiente caldo-umido, si spazzola la pelle asciutta con movimenti dapprima longitudinali e poi circolari, partendo dai piedi sino al collo, procedendo per zone. Lo spazzolamento dovrà essere energico ma non fastidioso e non deve irritare la pelle. Al termine, se possibile, procedere con una
doccia alla quale far seguire, sulla pelle bagnata, un massaggio. Anche i gli automassaggi, infatti, possono essere degli ottimi alleati senza dover per forza spendere soldi in creme costose: basta preparare un olio home made a base di 100 ml di olio di mandorle, 20 gocce di olio essenziale di limone e 20 gocce di olio essenziale di arancio.

3. VESTITI E SCARPE A MISURA DI COMMESSA. Negozianti e commesse trascorrono gran parte della loro giornata in piedi, e ciò comporta un peggioramento della cellulite. Troppo tempo in piedi, infatti, causa difficoltà al micro-ricircolo, e bisogna stare particolarmente attente anche a cosa si
indossa: l’abbigliamento aderente comprime i vasi sanguigni e le scarpe strette (o con il tacco alto) ostacolano il ritorno venoso e linfatico. Appena tornate a casa, sono utili frullati drenanti ed antinfiammatori a base di ananas con tutto il torsolo, che contiene bromelina, antiedemigeno ed anticellulite e un infuso di tarassaco, menta e cetriolo.

4. LO STRESS DELLE MANAGER AUMENTA LA CELLULITE. Il minimo comune denominatore di chi ricopre ruoli di responsabilità a livello professionale è sicuramente quello dello stress. Ciò che molte donne non sanno, però, è che lo stress è nemico non solo della nostra salute, ma anche di glutei e gambe, incrementando la cellulite a causa del cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali del nostro corpo (conosciuto anche come “ormone dello stress”). Per combatterlo (e favorire il sonno) è utile l’integrazione con teanina, Whitania e melatonina ma anche le mandorle ricche di magnesio, per rilassarsi.

Ma è soprattutto a tavola che si combatte la cellulite: da questo assunto nasce “Alimentazione anticellulite”, il nuovo corso FAD del format “Gusto è Salute” ideato dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione in collaborazione con Consulcesi Club. Dopo il grande successo del primo corso, dove era lo chef stellato Gianfranco Vissani a mettersi alla prova nella preparazione di piatti senza glutine né lattosio, la dottoressa Missori torna ai fornelli a fianco di un altro grande nome della cucina italiana: lo chef Roberto Valbuzzi, assieme al quale è protagonista di video-ricette per insegnare a medici e pazienti come mangiare sano senza rinunciare ai piaceri del palato.
“Alimentazione anticellulite – Gusto è Salute” si aggiunge all’ampio catalogo di oltre 150 corsi FAD offerti dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it, è sviluppato in due moduli didattici composti da video-lezioni e materiali di approfondimento. Un questionario finale
accerta la comprensione dei contenuti e assegna 2 crediti ECM.

Medici a rischio contenzionso: quali sono e perché

Legge Gelli: identikit del medico a rischio contenzioso

Ortopedici e ginecologi nel mirino, i più prudenti sono maschi e del Nord
Gli attesi decreti attuativi in materia assicurativa chiuderanno il cerchio normativo della Legge Gelli Intanto medici e strutture sanitarie “affrontano il risk” puntando sulla formazione Paola Frati, professore ordinario di Medicina legale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: «Adeguata e continua formazione dei professionisti sanitari è snodo centrale della nuova legge»

Oncologi, ortopedici, chirurghi e ginecologi. Medici in prima linea per diagnosi e terapie spesso ad alto rischio, e che più di altri si trovano ad affrontare un potenziale contenzioso legale. Secondo le statistiche, infatti, le
specializzazioni maggiormente soggette a denunce per prestazioni diagnostiche sono l’oncologia (19%), l’ortopedia (16,4%), la ginecologia e l’ostetricia (12,4%); per quanto riguarda le terapie spicca ancora l’ortopedia (20,3%), la chirurgia generale (13,4%) la ginecologia e l’ostetricia (12,1%).

A poco più di un anno dall’entrata in vigore della Legge Gelli sulla responsabilità medico-sanitaria, che prevede l’obbligo assicurativo per i camici bianchi e per le aziende sanitarie, l’identikit del medico “prudente” delineato a partire dai dati di AmTrust Europe, ci dice che i camici bianchi che più spesso hanno
stipulato un’assicurazione sanitaria sono uomini (57%), del Nord d’Italia (43,4%), di età compresa tra i 50 e i 59 anni. In attesa dei decreti attuativi in materia assicurativa che chiuderanno il cerchio normativo delle Legge Gelli, la formazione si conferma elemento chiave della norma che regola la responsabilità professionale in ambito sanitario.

«L’ambito assicurativo è centrale, – commenta Consulcesi, network legale da sempre al fianco dei medici, – soprattutto per le specializzazioni mediche più a rischio contenzioso, ma la prevenzione dell’errore in Sanità passa senza dubbio per la formazione in materia di risk management: l’impennata nella fruizione di corsi in questo ambito, da parte di medici e strutture sanitarie, ne è la dimostrazione lampante».

«La formazione riveste un ruolo centrale nel dettato normativo della legge 24/2017 (cosiddetta Legge Gelli) – sottolinea Paola Frati, professore ordinario di Medicina legale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e responsabile scientifico del corso FAD “Il rischio clinico e l’attuazione delle Legge Gelli” del provider Ecm 2506 Sanità in-Formazione, in partnership con Consulcesi Club. «È lo stesso articolo 3 – spiega la professoressa Frati – a prevedere l’individuazione di idonee misure per la prevenzione e la gestione dell’errore sanitario e il monitoraggio delle buone pratiche per la sicurezza delle cure, nonché per la formazione e l’aggiornamento del personale esercente le professioni sanitarie. Legare il momento fondamentale della prevenzione dell’errore sanitario – conclude – con quello di una adeguata e continua formazione dell’esercente la professione sanitaria è uno snodo centrale della nuova legge».

Prossima tappa formativa, il congresso residenziale ECM per medici e avvocati “La medicina legale e l’accertamento della verità”, responsabili scientifici la professoressa Paola Frati e il professor Vittorio Fineschi, che avrà luogo dal 5 al 7 luglio presso l’Aula GERIN dell’Istituto di Medicina legale, Viale Regina Elena
336, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Uganda, quando la scuola sconfigge la malattia: Consulcesi e Massimo Tortorella al fianco di Rose Busingye

Rose Busingye è un’infermiera ugandese nata nel 1968 a Kampala specializzata in malattie infettive. Vive e lavora nella sua amata città d’origine in una delle baraccopoli più difficili di Kampala, a Kireka combattendo quotidianamente al fianco di pazienti affetti da HIV, AIDS e altre malattie infettive. Nel 1992, spinta da un profondo amore per il prossimo e per la sua professione, Rose Busingye fonda quello che diventerà il cuore pulsante di una terra misera e complicata come Kampala, il Meeting Point Kampala Association, un ente dedicato alla cura dei malati e soprattutto dei loro orfani e all’assistenza ai giovani.

Meeting Point, lo dice la parola stessa, è un punto di aggregazione, una comunità di amicizia e sostegno reciproco fuori dal comune che si propone di sollevare la tristezza della malattia, donare amore a tal punto da rendere lieve ogni sofferenza laddove il male appare incurabile, mortifero, definitivo.

 

Sulla fiamma viva di questo progetto, l’infermiera ugandese ha compreso l’importanza dell’assistenzialismo e della semplice e genuina “compagnia”, spesso molto più benefica di medicine ed ospedali. Ad aiutarla in questo percorso di rivelazione, sono state proprio le donne ugandesi ammalate di AIDS  che, di fronte alla volontà di Rose di costruire un ospedale hanno così reagito:

«A noi l’ospedale non interessa. Vogliamo un posto dove i nostri figli possano essere trattati e seguiti come tu hai fatto con noi. Vogliamo una scuola».

 

E’ in questo preciso momento che Rose decide di mettere la prima pietra per un nuovo ed importante progetto, la costruzione di una scuola a Kampala, la Luigi Giussani Pre-Primary and Primary School. Da quella prima pietra di strada ne è stata fatta tanta, basti pensare che ad oggi la scuola registra il 95% di presenze da parte dei giovani delle baraccopoli per una stima numerica che si attesta attorno ai 500 ragazzi. Senza dimenticare la scuola superiore, nata sei anni fa e oggi motivo di lustro per la capitale ugandese.

Se è vero che di strada ne è stata percorsa molto, lo è altrettanto la necessità di non fermarsi e a confermarlo è Andrea Nembrini, education advisor e responsabile della scuola primaria di Kampala che sottolinea come a rendere differente da tutte le altre iniziative, il progetto della Luigi Giussani è proprio il fatto che sia stato voluto, pensato e lanciato proprio dalla comunità locale: “Non sono stati i bianchi a fare una cosa per i neri; sono i neri che hanno deciso cosa fare e vivono un protagonismo che non c’è da altre parti. I bianchi danno solo una mano per un’impresa che è dei neri e che è sentita come propria”.

Chiaramente trattandosi di un progetto “locale”, l’esigenza di finanziamenti e contributi esterni è continua e necessaria, soprattutto ora che, grazie all’intervento di ONG AVSI è nato il programma “Uganda come a casa”, un progetto che ha l’obiettivo di formare giovani, rifugiati e figli di migranti attraverso percorsi educativi specifici.

Tra chi ha deciso di contribuire alla causa africana, c’è la Consulcesi Onlus, da sempre al fianco di Rose Businye. Il Presidente della Onlus, Massimo Tortorella, si è così espresso in proposito:

«Sosteniamo da sempre e con grande convinzione le iniziative tese a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più svantaggiate. In questo senso, sanità e istruzione rappresentano due aree di intervento primarie, alle quali abbiamo dedicato il massimo dei nostri sforzi in questi anni».

Per seguire l’esempio di Consulcesi, azienda leader nel settore legale sanitario, è possibile effettuare una donazione libera utilizzando i seguenti dati:

“Uganda come a casa”

IBAN: IT04D0521601614000000005000

CREDITO VALTELLINESE

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Kampala, una capitale a rischio

Kampala è la capitale dell’Uganda ed ha una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti. Il nome deriva dalla composizione di due termini: collina ed impala, la zona infatti è rappresentata da ampie colline popolate da diverse specie di antilopi, tra cui appunto gli impala. Il nome “Hills of the Impala” fu dato dagli inglesi e fu successivamente tradotto in lingua Luganda, Kasozi ka Empala che nella pronuncia diventa Kaampala.

L’economia della città è nutrita dalle manifatture di mobili e parti meccaniche e dall’esportazione di caffè, cotone, tè e zucchero. A Kampala si trova inoltre la sede della East African Development Bank.

Purtroppo, Kampala risulta essere la città con il più alto tasso di infezione HIV in Uganda, il 9,2% degli adulti ed il 47% delle prostitute sono colpiti dalla malattia ed è per questo motivo che viene definita una città ad alto rischio.

Se pensiamo a questo appare ancora più determinante il lavoro svolto da persone come Rose Busingye e sempre più necessario l’apporto di investitori come Massimo Tortorella al fine di regalare una speranza di vita a tutte quelle persone altrimenti “spente”, messe in un angolo, destinate a scomparire prima del tempo.