Sanità, da Consulcesi aggiornamento smart da fare sotto l’ombrellone

Oltre il 70% dei professionisti sanitari si dedica alla propria formazione obbligatoria durante il tempo libero: pur se compresa nei doveri professionali, infatti, difficilmente si riesce ad effettuarla durante l’orario di lavoro. Nonostante questo, l’aggiornamento continuo non deve essere un sacrificio e le vacanze estive possono rivelarsi un periodo molto utile per portare a termine i 50 crediti Ecm del 2024. Per questo motivo, Consulcesi Club consiglia 5 eBook formativi del suo catalogo, scaricabili e di facile consultazione, che porteranno i professionisti sanitari a raggiungere i propri crediti senza dover rinunciare al riposo estivo.
Basterà scaricarli dalla piattaforma Club, portarli con sé e leggerli sotto l’ombrellone; poi, quando si avrà modo, si potrà effettuare il test di conferma delle conoscenze per ottenere i crediti direttamente sul sito Cogeaps.
Dalla pandemia in poi – riferisce una nota – la fruizione della formazione per i professionisti sanitari è cambiata radicalmente. I formati ‘smart’ si sono fatti largo nelle vite lavorative di professionisti che desiderano sempre più dedicare tempo di qualità al proprio aggiornamento, senza rinunciare alla loro vita
personale. Già nel triennio formativo 2020-2022, secondo i dati di Formazione nella Sanità, si è registrato un vero e proprio boom della modalità di fruizione a distanza (Fad) dei corsi formativi, quintuplicata rispetto ai due trienni precedenti.
Sono state 10 milioni le partecipazioni ad eventi Fad a fronte di circa 56 mila corsi erogati. In confronto – si legge – gli eventi residenziali sono stati 126.600 con un totale di partecipazioni che si attesta a 2 milioni e 340 mila. “I professionisti hanno bisogno di una qualità della vita per mettere in pratica qualità nel lavoro – dichiara il presidente Cogeaps, Roberto Monaco – I turni di lavoro sono massacranti e ci sono sempre meno professionisti nel Sistema Sanitario nazionale, il tempo per la formazione deve essere gestito con
attenzione”.
Consulcesi Club si è mossa per restare al passo con le esigenze dei professionisti della Salute – dettaglia la nota – integrando il suo catalogo corsi con modelli di formazione digitali in vari formati: film formazione, interattivo, multimediale, simulazione, eBook e webinar. Il formato eBook, tra questi, permette di portare l’aggiornamento con sé su smartphone, tablet e pc; consultare a più riprese il contenuto formativo e, quando si è pronti, di effettuare il test in totale autonomia. Conseguire i 50 Ecm dell’anno in estate non è mai stato così facile.

I 5 eBook selezionati da Consulcesi Club spaziano tra tematiche diverse con contenuti di alto rilievo medico-scientifico. 1. Guida pratica al Covid-19 per le professioni sanitarie – 27 Ecm; con un nuovo aumento estivo dei casi di Covid-19, questo corso realizzato in partnership con Simedet fornisce linee guida e protocolli per un approccio multidisciplinare e multi-professionale alla gestione dei nuovi casi; 2. Antistress teoria e pratica – 6 Ecm: il corso fornisce le competenze tecnico-pratiche per gestire lo stress, riconoscerne le
tipologie ed elaborare una strategia di gestione a lungo termine; 3. Anuptafobia, la paura di rimanere soli –10,5 Ecm: tra i più grandi timori del nostro secolo, questo corso affronta l’anuptafobia con approccio
psicologico volto al riconoscere i sintomi e operare un trattamento.
E ancora: 4. Antiaging diagnostica e strategie alimentari e integrative – 4 Ecm; il corso fornisce gli strumenti di diagnostica dell’aging e le strategie alimentari e integrative per gestire la problematica. 5. Sorridere alla vita: la terapia del sorriso nei contesti di cura – 3 Ecm. In questo corso si affronta il tema spinoso della gestione del paziente, che spesso passa proprio da un trattamento umano e comprensivo, volto alla positività.

Massimo Tortorella

Sanità, Consulcesi: “Contro aggressioni guida pratica per disinnescare violenza”

Un’altra estate da incubo per medici e professionisti sanitari: un’escalation di aggressioni segnalate ai loro danni e riportate nelle cronache più recenti. Le ultime due rivolte contro due dottoresse in Puglia: una nel Salento e una nel tarantino; entrambe si sono dimesse per accendere una luce sul tema dell’incolumità dei sanitari durante l’esercizio del proprio lavoro. Professionisti che lavorano spesso anche su doppi turni per supplire alla carenza di personale e rinunciano alle ferie e al riposo, specie nella stagione estiva. La
situazione è talmente grave che il presidente dell’Ordine dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli, ha minacciato dimissioni di massa dei medici italiani per protestare contro le aggressioni.
Andando incontro alla necessità dei professionisti della salute di conoscere i propri diritti e gli step da percorrere Consulcesi Club – riporta una nota – si propone come supporto strategico: non solo legale, ma anche formativo. In una innovativa versione eBook scaricabile, è stata realizzata una guida redatta in collaborazione con la psichiatra Marina Cannavò, su come gestire il pericolo di aggressioni nei reparti più difficili, come Pronto soccorso, Medicina d’urgenza e psichiatria. Inoltre, una originale serie video ‘Dal legalese all’italiano’ con un episodio dedicato a come gestire un’aggressione subita da sanitario e gli step legali da affrontare, spiegati in maniera semplice dagli avvocati del network Consulcesi Club.
Secondo stime recenti – si legge – il 40% dei lavoratori in ambito sanitario ha dichiarato di aver subito un’aggressione, con il 9% di essi che ha riportato conseguenze fisiche o psichiche. Le vittime di violenza sono donne nel 71% dei casi. Gli infermieri e gli operatori sociosanitari registrano il maggior numero di
infortuni, sia per la componente femminile (con incidenze rispettivamente del 25% e 31%) che per quella maschile (39% e 19%). Molte delle vittime sono professioniste donne di età compresa tra 51 e 60 anni e lavorano come operatore sociosanitario o infermiere in strutture ospedaliere o in Rsa, prevalentemente in ambito psichiatrico o dell’emergenza/urgenza. Anche gli educatori professionali sono le figure professionali maggiormente oggetto di episodi di violenza. Seguono, con il 29% dei casi, gli operatori sociosanitari delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali e, con il 16%, le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati.

La guida di Consulcesi Club ‘Aggressioni ai Sanitari, come gestire l’emergenza nei reparti difficili’ fornisce una fotografia dettagliata dello stato dell’arte e consigli pratici per la prevenzione nei reparti più a rischio (Pronto soccorso, Emergenza/Urgenza, Psichiatria) e la gestione del trauma post-aggressione. Per riconoscere e gestire le aggressioni – riferisce la nota – infatti, è fondamentale formare il personale sanitario sulle tecniche di de-escalation, comunicazione assertiva e gestione dei conflitti. Intercettare i segni
prodromici, come la rabbia controllata, gesti minacciosi e posture aggressive, è essenziale per prevenire l’escalation. Durante un’aggressione, è cruciale mantenere la calma, utilizzare tecniche verbali di de-escalation e, se necessario, allontanarsi rapidamente e chiedere aiuto per garantire la sicurezza propria e degli altri presenti.
Oltre alla guida, Consulcesi Club mette a disposizione dei suoi membri la serie video ‘Dal legalese all’italiano’, un format innovativo che rende accessibili e comprensibili le questioni legali più complesse.
Nell’episodio “Le aggressioni al personale sanitario”, l’avvocato offre una panoramica dettagliata delle norme e delle leggi in vigore, spiegando le tutele penali e risarcitorie disponibili per le vittime. Questo episodio rappresenta un’importante risorsa per i professionisti, che li aiuta comprendere i loro diritti e a sapere come agire in caso di aggressione.
“Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario è in costante crescita, e il legislatore ha risposto con provvedimenti mirati ad ampliare le tutele e inasprire le pene – spiega il team legale di Consulcesi Club – Il
nostro obiettivo è quello di fornire ai professionisti della sanità gli strumenti necessari per difendersi, sia in termini legali che pratici, e di assisterli nell’aggiornamento continuo sulle novità legislative e sulle azioni legali da intraprendere”.

Massimo Tortorella

Consulcesi supporta il personale sanitario nella lotta al demansionamento

Il demansionamento è una realtà che tocca da vicino anche i professionisti sanitari. Spesso, questa eventualità viene proposta quale situazione “momentanea e straordinaria”, per poi trasformarsi, invece, in una costante. Gli operatori sanitari ne restano imprigionati, senza conoscere gli strumenti adeguati per difendersi.
Al fine di sostenere la categoria e assicurare ai suoi membri il giusto supporto sulle possibili azioni da poter mettere in atto, attraverso una nota, Consulcesi Club ha informato di aver approntato un vademecum dal titolo “Demansionamento sul lavoro: guida legale per tutelarsi”. La guida può essere scaricata da Internet e contiene i consigli dei consulenti legali del Club che, da tempo, si occupano della questione e ricevono richieste di pareri sulla situazione del demansionamento. Questa criticità si è aggravata anche a causa del perdurare della carenza di personale nel settore sanitario.
In particolare, secondo Anaao Assomed mancano 104000 medici, mentre Nursing Up denuncia l’assenza di oltre 200000 infermieri e Migep di 70000 operatori socio sanitari. In base a questi dati e alla situazione sempre più critica, l’emergenza nel dover gestire le esigenze dei pazienti anche in situazioni sempre più stringenti, ha causato la cronicizzazione del demansionamento. La presentazione della Guida si è realizzata
nel corso del webinar “Demansionamento professionale: diritti e tutele per i professionisti della sanità”, visibile anche sul sito di Consulcesi Club.
Tra gli altri, sono intervenuti anche il responsabile comunicazione della Federazione Ordini professioni infermieristiche (Fnopi), Silvestro Giannantonio; l’avvocato di Consulcesi Club, Francesco Del Rio; lo psicologo del lavoro, Federico Fontana; la responsabile Consulcesi Club, Simona Gori. Più precisamente, il demansionamento rappresenta l’attribuzione al dipendente di funzioni e compiti collegati ad un grado di inquadramento più basso, se paragonato a quello previsto all’interno del contratto di lavoro individuale.
Pertanto, quando l’organico è in carenza, ha confermato Del Rio, “i sanitari, sia medici che infermieri vengono spesso chiamati a supplire deficienze strutturali svolgendo mansioni incompatibili con il loro livello professionale”. La questione tocca sia il comparto pubblico, che quello privato. Tuttavia, se il demansionamento viene portato avanti in modo continuo, rappresentando la funzione principale da svolgere, ha aggiunto Del Rio, “può portare alla richiesta di un risarcimento“. In casi come questi, i medici ricoprono compiti riservati soprattutto agli infermieri. Questi ultimi, invece, si trovano a dover fungere da operatori socio sanitari (Oss), dovendo provvedere alle esigenze dei pazienti in
termini di pulizia personale e permanenza nei nosocomi, come nelle strutture sanitarie private. Dunque, gli infermieri sono proprio quelli più interessati dal fenomeno del demansionamento, divenuto un ostacolo per il conseguimento di una formazione sempre più puntuale e specialistica per cui gli Ordini professionali da tempo combattono.
Pertanto, gli infermieri e l’impatto negativo del demansionamento prolungato sulla loro sfera psicologica e professionale sono gli argomenti centrali affrontati nella conferenza online e nella Guida Consulcesi Club.
In proposito, una nota di Consulcesi ha evidenziato come stress, frustrazione, rabbia e sindrome da burnout siano tra le patologie maggiormente riscontrate nel personale infermieristico da parte degli psicologi del lavoro. E proprio lo psicologo del lavoro ha analizzato questi disturbi durante il webinar. Più precisamente, Fontana ha affermato: “I sanitari reagiscono al demansionamento con la sindrome da burnout, una manifestazione che porta ad ansia, disturbi del sonno, depressione, demotivazione, cinismo, oltre che a
disturbi gastrointestinali, rabbia, frustrazione”. Questi disturbi si presentano perché “lavorano con utenze difficili, i pazienti. In più, in contesti organizzativi difficili, con turni lunghi, senza riposo e carenze di personale”, ha concluso lo psicologo del lavoro. Tuttavia, con un buon lavoro di raccolta delle prove, le
problematiche riscontrate possono diventare anche motivi per intentare una causa legale. Grazie alla fruizione della Guida e del webinar Consulcesi Club, gli interessati potranno conoscere quale procedura seguire qualora si sia vittima di demansionamento. In questo caso, dunque, sarà possibile attivare una
giusta procedura di tutela, preparando anticipatamente e adeguatamente gli elementi di prova del danno patito a causa del demansionamento professionale. L’avvocato Del Rio ha consigliato di “fornire delle prove
solide”. Infatti, ha spiegato il legale, il “danno da demansionamento non è automatico e la sua prova deve essere data con allegazione di presunzioni precise, gravi e concordate su qualità e quantità dell’attività lavorativa svolta, il tipo e la natura della professionalità rivestita, la durata del demansionamento, la diversa e nuova collocazione lavorativa assunta dopo l’avvenuta dequalificazione ed i solleciti rivolti ai superiori per lo spostamento a mansioni più consone”. In più, il vademecum ha stabilito le differenze tra la dequalificazione professionale e il mobbing.
“Consulcesi Club è pensato per rispondere a tutte le necessità del  professionista della salute”, ha precisato Gori. Gli utenti, poi, possono contare su consulenze legali illimitate e specializzate inerenti non solo al demansionamento, ma anche ad altre criticità che possono interessare il settore sanitario. Pertanto, ha evidenziato ancora lo psicologo, “la soluzione Consulcesi Club offre al sanitario tutela legale ed assicurativa,
un catalogo di oltre 300 corsi Ecm accreditati per la propria formazione, contenuti di approfondimento ritagliati sulla singola professione – guide, webinar ma anche podcast, video, ebook, infografiche, da vedere e rivedere – risorse e convenzioni per facilitare la vita personale e lavorativa”. Al servizio già ben ricco, si è affiancato anche il nuovo “Elenco professionisti sanitari”. Si tratta di una rete digitale “che aumenta la visibilità dell’utente e crea contatti di alto valore professionale”.

Massimo Tortorella

A scuola si impara a condividere: progetto Street Child

La condivisione si impara a scuola. Alle bambine e ai bambini della remota comunità di Fahn Jack in Liberia era quasi negato l’accesso all’istruzione primaria. Sei miglia al giorno (quasi 10 chilometri) da percorrere a piedi per raggiungere la scuola più vicina scoraggiavano la maggior parte degli abitanti locali, che presentavano infatti un tasso di assenteismo scolastico altissimo. La Liberia, attesta Azione contro la fame, ha sofferto molto durante la guerra civile di 14 anni che ha lacerato il paese. Nonostante la fine formale
delle ostilità con l’accordo di pace di Accra del 2003, gli effetti di questo conflitto prolungato e devastante possono ancora essere visti oggi, mentre i liberiani affrontano un’eredità di infrastrutture distrutte, indigenza diffusa, condizioni di vita molto povere. Uno dei paesi più poveri del mondo, l’83,8% della popolazione della Liberia vive al di sotto della soglia di povertà (1,25 dollari al giorno) e il 94% dei lavoratori sono poveri (vivono con meno di due dollari al giorno). A causa della bassa produzione agricola e dei bassi redditi delle famiglie, la Liberia ha sofferto di insicurezza alimentare cronica dalla guerra civile. Anche i sistemi sanitari stanno faticando a riprendersi. E l’epidemia di Ebola del 2014 ha dimostrato che il sistema era ancora troppo debole. La malnutrizione cronica al 32% è tra le più alte al mondo. Infine, un calo dei finanziamenti ha ridotto le risorse delle Ong, rallentando la ripresa del paese.
Iniziativa benefica
Street Child Italia e Fondazione Consulcesi hanno inaugurato la prima scuola nella comunità di Fahn Jack. Grazie al progetto ”Una scuola in Liberia” che rappresenta un passo fondamentale verso il miglioramento dell’istruzione per i bambini e il futuro della Liberia. Il nuovo edificio scolastico offre ben tre aule, un ufficio, un magazzino, una fontana d’acqua e tre bagni. La scuola è situata vicino alla città di Kakata, più precisamente nella comunità di Fahn Jack, circa un’ora dalla capitale Monrovia. Questa comunità rurale non ha mai ricevuto i fondi necessari per costruire un edificio scolastico nel proprio territorio, per questo motivo l’intervento di Street Child Italia e Fondazione Consulcesi è stato fondamentale. “In un mondo in cui ancora troppi bambini sono privati del diritto all’istruzione, la collaborazione è fondamentale: Street Child
Italia e Fondazione Consulcesi dimostrano con questo progetto che è possibile fare la differenza. Unendo le forze e mettendo al centro i bisogni dei bambini”, ha commentato Roberta Giassetti, Direttrice di Street Child Italia.
Scuola di pace
“Siamo convinti che ancor più del contrasto alla povertà, il sostegno all’educazione sia un investimento sul futuro, capace di cambiare un popolo dalle radici e piantare i semi della democrazia e della pace”, ha commentato Simone Colombati, presidente della Fondazione Consulcesi. E così gli abitanti di Fahn Jack e dei villaggi vicini hanno iniziato ad arrivare. Tra loro, molti bambini in età scolare, genitori e anziani, tutti uniti dall’entusiasmo per questa nuova opportunità educativa. All’arrivo degli ospiti di Street Child e del
ministro dell’Istruzione della Liberia, i bambini erano già impegnati in sessioni di apprendimento. Intorno al cortile della scuola, i genitori hanno celebrato il progetto con canti e strumenti tradizionali. La presenza di più di settanta bambini in età scolare e di numerosi residenti ha reso l’evento ancora più speciale. Un insegnante ha evidenziato che molti bambini che non frequentavano la scuola nei villaggi vicini si iscriveranno nel prossimo anno accademico. La cerimonia ufficiale è iniziata con la consegna delle chiavi
della scuola. Andrew G. Tehmeh Direttore dei Lavori di costruzione Street Child Of Liberia ha consegnato formalmente l’edificio al rappresentante dell’istruzione della Contea di Margibi Gayflor Mulbah. Mulbah ha
poi consegnato le strutture all’autorità locale, rappresentata dal Capo Generale del Villaggio, che infine le ha affidate al capo della comunità di Fahn Jack.
Impatto sulla comunità
Lo scorso gennaio Street Child of Liberia ha iniziato la costruzione di un edificio scolastico con tre aule e uno spazio per ufficio, grazie al finanziamento della Fondazione Consulcesi. All’inizio del progetto è seguita una intensa attività di sgombero del sito, rimozione di massi e piante, scavi e completamento della sovrastruttura. La squadra di Street Child of Liberia ha effettuato visite settimanali di monitoraggio e supervisione della costruzione, coinvolgendo attivamente i membri della comunità nella fornitura di
materiali locali. Nel frattempo, gli insegnanti hanno iniziato la formazione con la metodologia “Teaching at the Right Level”, che si concentra sui bisogni specifici di apprendimento dei bambini. Un’interessante opportunità è nata durante il progetto. Il governo tedesco ha finanziato le “soft activities” (trasporto e istruzione degli insegnanti, consegna di school kits) delle scuole costruite in Liberia dal network globale di Street Child. Ciò ha permesso alla Fondazione Consulcesi di concentrarsi sulle “hard activities” (costruzione
dell’edificio scolastico e servizi sanitari). Questo contributo ha avuto un impatto significativo non solo per gli studenti ma anche per l’intera comunità.
Sos Liberia
Intanto nel 2023, altri sei milioni di bambini sono precipitati nel baratro della fame nei dieci principali Paesi che stanno affrontando le peggiori crisi alimentari, con un aumento del 32% rispetto al 2022, secondo una
nuova analisi di Save the Children. Da gennaio infatti, 5,8 milioni di bambini in più – circa 16.000 bambini al giorno – sono stati colpiti da malnutrizione cronica in Sudan, Somalia, Burundi, Gibuti, Gambia, Haiti, Libano, Liberia, Senegal e Malawi. Ciò è quanto risulta in base ai dati dell’Ipc, il sistema di classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare. In totale, sono quindi circa 24 milioni i bambini stanno soffrendo la fame in questi Paesi. La Missione delle Nazioni Unite in Liberia (UNMIL dall’inglese United Nations Mission in Liberia) è stata una missione di peacekeeping. Conl‘obiettivo di monitorare l’accordo di cessate il fuoco in Liberia in seguito alle dimissioni del presidente Charles Taylor e alla conclusione della seconda guerra civile . È il più piccolo degli stati indipendenti dell’Africa, e deve il nome alle sue origini e
alle prime vicende della sua storia, di cui sarà detto più avanti. Confini. Il territorio della Liberia è compreso fra il possedimento inglese di Sierra Leone a nord-ovest, la Guinea Francese a nord-est. La Liberia è una Repubblica presidenziale; l’attuale presidente è Joseph Boakai, in carica dal 22 gennaio 2024. È uno dei pochi Stati che concede la propria cittadinanza in base alle origini etniche. La Liberia, la più antica repubblica africana, offre al visitatore montagne da scalare, città da esplorare, ampie spiagge sabbiose e parchi nazionali popolati da alcuni degli animali più significativi del continente.

Massimo Tortorella

Qualità dell’aria, 300 mila lombardi sono pronti a chiedere un risarcimento

Oltre trecentomila cittadini lombardi sono pronti a chiedere un risarcimento per i danni fisici e morali derivanti dagli alti livelli di smog in Pianura Padana. Il legale che sosterrà i cittadini ha già depositato gli atti in tribunale e la causa ha tutte le carte in regole per andare avanti. L’Unione Europea, nell’accordo recentemente trovato sulla nuova Direttiva sulla qualità dell’aria, ha ad esempio previsto proprio una possibilità di risarcimento per i cittadini che vivono in Stati inadempienti in termini di contrasto all’inquinamento atmosferico. Ma in questo caso, come ha spiegato l’avvocato Bruno Borin, per avviare l’azione legale bastano delle precedenti sentenze della corte di giustizia Europa. Nel 2020 e nel 2022, l’Italia è stata infatti già condannata per aver sforato ripetutamente, dal 2008 al 2017, i limiti giornalieri sia di
particolato fine che di biossido d’azoto.
I giudici hanno poi già accertato che l’agglomerato di Milano è uno dei più inquinati dell’area con la peggior qualità dell’aria d’Europa. E considerando i dati scientifici che evidenziano la correlazione tra inquinamento e morti premature, la causa punta a smuovere le istituzioni affinché facciano qualcosa di concreto per cambiare le cose. Per il legale, che ha previsto dei potenziali risarcimenti “miliardari”, ci sono buone speranze di vittoria. Le tabelle di invalidità di Milano, prevedono infatti un indennizzo di 99 euro al giorno che, considerando il periodo 2008-2017, porta il risarcimento totale a 36mila euro a persona. «Si parla di cifre potenziali e teoriche – ha però precisato Borin – ci sono le sentenze e un giudice in caso di vittoria potrebbe decidere di più, di meno, dipende ovviamente da caso a caso. Si deve verificare da quanto a
quanto una persona ha vissuto in città. Ma noi al di là del possibile risarcimento puntiamo a una sentenza simbolo, una sorta di presa di coscienza dove emerga che si stanno violando delle leggi e che si deve applicare il diritto ad avere un’aria salubre».
L’accordo recentemente raggiunto tra Consiglio e Parlamento europei vuole portare i parametri di qualità dell’aria negli Stati Membri al livello degli standard dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esso tuttavia prevede che i Paesi possano richiedere deroghe in base alle condizioni geomorfologiche in cui versano determinate aree. In particolare, per le zone in cui la transizione risulti troppo difficile da rispettare in tempi stretti, si potrà richiedere un rinvio fino al 2040. Il Nord Italia, e nello specifico le regioni della
Pianura Padana, rientrano perfettamente entro i canoni dei territori che possono reclamare la proroga. Ma d’altronde, è stata proprio l’Italia a fare pressioni sull’UE affinché inserisse una simile possibilità. Perché, in
linea con l’approccio del governo Meloni sulle tematiche ambientali, il PIL e l’economia non vanno disturbati, anche a costo di sacrificare delle vite. L’accusa dei conservatori anche in questo contesto è stata di eccessivo “ideologismo ecologista”, come se le morti premature per inquinamento atmosferico non fossero una realtà. La Pianura Padana, indipendente da come la si pensi a livello politico, è l’area più inquinata d’Europa e, non a caso, è nella lista delle zone con il maggior numero di decessi per inquinamento. Al contrario, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, circa 238.000 decessi per inquinamento atmosferico potrebbero essere evitati ogni anno in tutta l’UE se si rispettassero effettivamente le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Più della metà dei benefici deriverebbe nello specifico dalla riduzione dei decessi per infarto, ictus, diabete di tipo 2 e cancro ai
polmoni.

Massimo Tortorella

Fondazione Consulcesi e As.Me.V: dalla dialisi all’urologia, la lunga strada compiuta dalle missioni del Progetto Eritrea

VIDEO – https://www.sanitainformazione.it/mondo/fondazione-consulcesi-e-asmev/
Visite specialistiche, interventi, nuove tecnologie e formazione: è questo in estrema sintesi il bagaglio che, missione dopo missione, i medici volontari dell’Associazione As.Me.V Calabria, con il sostegno della Fondazione Consulcesi, portano in Eritrea.
“Il progetto nasce proprio da una specifica richiesta dell’allora Ministro della Salute eritreo, Saleh Meky, una grande persona, che chiese a un medico che già operava lì in Eritrea come chirurgo plastico e ricostruttivo se fosse possibile fare la dialisi”, racconta Francesco Zappone, tecnico di apparecchiature elettromedicali, nonché volontario dell’ As.Me.V. Calabria, Onlus impegnata a fornire assistenza medica specialistica a persone indigenti ed in modo particolare a pazienti extracomunitari. “Questo collega conosceva l’attuale nostro presidente, il dottor Roberto Pititto, che andò in missione lì la prima volta nel 2005, giusto come sopralluogo, e disse che c’erano le condizioni per poter fare la dialisi. Così, il tempo di organizzarci e a gennaio 2008 eravamo lì per la prima volta”.
Nasce il primo centro di dialisi ad Asmara. “Con la prima missione, abbiamo portato lì quattro reni artificiali e insieme a Giancarlo Carravetta, un tecnico dell’impianto osmosi, abbiamo realizzato questo piccolo centro di dialisi che era di due posti, con due macchine in più di scorta. Inizialmente era un centro solo ed esclusivamente per acuti, per cui si trattavano pazienti che arrivavano nel pronto soccorso con insufficienza renale acuta. Ovviamente la prima
domanda che ci siamo posti è stata ‘che facciamo se un paziente acuto si cronicizza?’ Come accade spesso anche in Italia, in fase sperimentale abbiamo dovuto dire ‘andiamo avanti, vedremo poi’. È successo dopo appena due anni. È stato un caso più voluto da loro in fondo perché noi inizialmente avevamo avuto, per così dire, il consiglio di non parlare della dialisi proprio per non aprire speranze che non si potevano poi realizzare. Un giorno, eravamo lì in dialisi e arriva l’équipe della TV eritrea dicendo che dovevano fare un’intervista. Sembrava un po’ strana la cosa, e anzi ammetto che eravamo quasi preoccupati. Fatto sta che facciamo questa intervista e da quel giorno siamo diventati quelli della dialisi. Quello è stato il punto di svolta secondo me. Nel giro di due anni, quel centro di dialisi aperto all’Orotta Hospital di Asmara, capitale Eritrea, è cresciuta fino ad otto posti, diventando il centro di riferimento nazionale. A quattro anni da quella prima missione, un altro centro di dialisi, da otto posti letto, è stato aperto al Sembel Hospital. Attualmente
entrambi i centri lavorano benissimo, in autonomia, con infermieri e medici eritrei. Noi continuiamo a dare supporto, soprattutto tecnico e medico, perché nel frattempo abbiamo portato macchine di nuova generazione che possono ampliare le prestazioni”.
Com’è proseguito il progetto e che tipo di risultati avete ottenuto?
“L’As.Me.V Calabria, di cui faccio parte, è una piccola onlus. Quindi inizialmente ci sostenevamo soprattutto con aiuti locali, aziende con le quali lavoravamo soprattutto per quanto riguardava i macchinari. Ma ovviamente ci sono tanti altri costi in una missione, spesso non calcolati ma non meno importanti. Primi fra tutti, i biglietti aerei. In questo percorso abbiamo avuto la fortuna di conoscere quello con cui poi abbiamo aperto una collaborazione intensa: il professor Salvatore Galanti, persona squisita che lavorava lì già prima
di noi. Era un urologo, un chirurgo urologo, uno stacanovista che entrava in ospedale alle nove del mattino e usciva alle nove di sera. Andava anche lui due, tre volte all’anno. Lui al tempo era a bordo e guidava alcuni progetti charity del Gruppo Consulcesi, ed era riuscito a far portare lì, omaggiato da Consulcesi, un laser.
Ma quel laser, nel momento in cui doveva funzionare non aveva funzionato. Io mi trovavo lì in dialisi e mi chiese se potevo dare un’occhiata. Non era il mio campo ma decisi comunque di provare, e riuscii a farlo funzionare. Da allora, Galanti mi chiese se volevo aiutarlo ad organizzare le missioni, offrendomi il sostegno di Consulcesi per le spese come viaggi e alloggi, e così via. Da lì è nato il rapporto con Consulcesi; che devo dire è stato il salvavita del progetto, non solo di Asmara, proprio della dialisi e dell’urologia, perché ha
permesso di dare continuità al lavoro. Il problema della dialisi non è farla perché vai lì, scendi una settimana, installi le macchine, installi l’impianto osmosi, è farla funzionare. Formando il personale,
assicurando assistenza tecnica nel tempo. Il valore sta proprio nella continuità che si riesce a dare. Consulcesi ci ha permesso questo, supportandoci in quelle spese che purtroppo ci sono. Oggi, tra i due centri dialisi si eseguono tra i cinque e i seimila trattamenti all’anno. Dalla prima missione ad oggi, circa 500
pazienti acuti sono stati salvati da morte certa grazie alla dialisi. Da novembre del 2021 poi, mi sta accompagnando anche il dottor Arturo Carluccini, un chirurgo urologo che ha ripreso il percorso, purtroppo interrotto non per sua volontà dal professor Galanti. Abbiamo rimesso in funzione il litotritore che era
fermo e Arturo ha ripreso veramente come se fosse Toto. Entra in ospedale alle nove di mattina, lo vado a riprendere alle nove di sera. Fa circa cinquanta, sessanta visite in ogni missione e l’ultima volta, siamo stati poco, solo dodici giorni, ma è arrivato ad una quarantina di interventi, numeri importanti nel poco tempo disponibile”.
Che tipo di impatto ha avuto la pandemia da Covid-19 sulla missione e che cosa avete imparato da questo? “È stato un bel test. Perché ovviamente non siamo potuti andare per oltre un anno e mezzo. Però, la dialisi è stata sempre attiva. Ovviamente, ho trovato molte più macchine da riparare. Però fortunatamente avevamo previsto anche questo, nel senso che abbiamo lasciato molte più macchine di scorta rispetto a quelle che si lasciano qui nei centri dialisi. Quindi la dialisi non si è mai fermata. Questo ci ha fatto capire
soprattutto la qualità di questi infermieri e di questi medici”.
A proposito dei professionisti locali, come siete riusciti a superare il gap culturale e linguistico?
“Inizialmente c’era la difficoltà linguistica, anche se la lingua di base è l’inglese. Poi, negli ultimi sette, otto anni in particolar modo, l’università medica che si trova ad Asmara, ha iniziato a formare un bel po’ di infermieri, tra l’altro tutti giovani. Lì, è stata un’altra grande svolta per il progetto perché è stato più facile, per così dire, formare infermieri nuovi che vedevano la dialisi per la prima volta, per cui non avevano nessun retaggio da esperienze passate. È stato come avviare un computer nuovo, sono perfetti, mettono in
pratica in un modo perfetto quello che apprendono. Vedo come gestiscono i pazienti quando entrano in dialisi, come li dializzano e come li accompagnano. Vogliono capire le potenzialità della macchina, fanno domande. Giovani medici volenterosi che sono con la mente non aperta, spalancata”.
Che prospettive abbiamo per lo sviluppo del progetto?
“Per quanto riguarda la dialisi, per fortuna stiamo riuscendo, con dei progetti del Ministero degli Esteri, a rinnovare il parco tecnologico delle macchine. Stiamo portando giù macchine non solo nuove ma anche di ultima generazione. Lo abbiamo già fatto nell’Orotta Hospital e lo faremo al Sembel Hospital. Queste macchine riescono a fare delle terapie, anche specifiche. Per esempio, ci possono essere problemi di pazienti refrattari ai diuretici per quanto riguarda le cardiopatie. Allora queste macchine possono fare
dialisi specifiche anche pediatriche, specifiche per questi pazienti. Da un punto di vista medico invece, più formazione si dà e meglio è. Per un progetto che funzioni davvero, e che non sia solo frutto del cosiddetto turismo sanitario, bisogna cercare di trasferire più know-how possibile, quindi non essere egoisti con le proprie conoscenze. Contrariamente da quanto si possa pensare, ripeto, loro sono attenti, aperti anche alle innovazioni, anche su cose che non hanno mai visto. Credo che non dobbiamo inventarci nulla, basta portare quello che facciamo in Italia anche lì, che sia una competenza tecnica o medica. Ovviamente ci vuole una piccola predisposizione, ma niente di che. Perché poi uno quando va lì e pratica, scopre tanti altri aspetti. Ritorno sempre più ricco, non di questioni di dialisi, ma di tutti, tanti altri aspetti. Anche il rapporto
con culture diverse. Per me ogni missione è un enorme arricchimento. Per portare avanti i progetti nati dalla collaborazione tra As.Me.V e Fondazione Consulcesi, abbiamo bisogno di specialisti, nefrologi e urologi che abbiano soltanto la buona volontà di fare quello che fanno in Italia, farlo lì. Certo, bisogna possedere un po’ l’arte dell’arrangiarsi”, aggiunge ridendo Zappone. “Ma d’altronde è così, altrimenti non ci sarebbe la necessità di andare”.
Parlando di arricchimento umano, relazionale e culturale, ha qualche storia particolare? Qualcosa che porta nel cuore?
“Faccio un po’ di mente locale perché ne ho viste tante in questi quattordici anni. Mi torna alla memoria una storia triste nel suo epilogo, ma che mi ha colpito profondamente. C’era un ragazzo di ventisei anni che si era infortunato cadendo da un albero. Purtroppo, non hanno avuto la prontezza di portarlo in ospedale ma dal loro medico del villaggio, medico è una parola grossa ecco. Fatto sta che è andata in necrosi. Ha avuto l’amputazione della gamba, ma sempre con ritardo. Quindi questo poi ha cominciato ad andare in cancrena gassosa e l’abbiamo dializzato una settimana, ma sapevamo che ormai non potevamo fare altro, cercavamo solo di accompagnarlo al fine vita nel modo più decente possibile. È successo che qualche giorno dopo che il ragazzo purtroppo era morto, viene il direttore dell’ospedale. Eravamo io e Roberto
(Pititto, Presidente di As.Me.V e medico volontario), e ci dice che c’erano i parenti del ragazzo che ci volevano incontrare. Noi avevamo un po’ di timore onestamente. Forse sono arrabbiati, pensavamo…perché magari si aspettavano il miracolo. Arriviamo lì, e invece ci troviamo di fronte lo zio,
venuto a parlare a nome del padre, che si scusava, in sintesi, del fatto che il nipote ci avesse fatto perdere tempo, perché lo avevamo dovuto dializzare una settimana anche di domenica. Io e Roberto ci guardavamo increduli”.

Massimo Tortorella

MEDICINA, SPECIALIZZAZIONE: CONSULCESI, BANDO IN SCADENZA MA ANCORA DUBBI SU POSTI DISPONIBILI

Da Consulcesi consigli a specializzandi: attenzione a regole del bando, seguite bene le istruzioni

Roma, 1 giugno – Mancano due giorni alla chiusura del bando di iscrizione al concorso per l’ammissione alla Scuole di Specializzazione medica, ma ancora nel bando non è definito il numero di posti disponibili che verrà comunicato in seguito con dei decreti attuativi. Questa mancanza potrebbe generare delle criticità anche nella selezione che prevede l’attribuzione e la valutazione del curriculum. Per questo la prima raccomandazione che Consulcesi fa agli specializzandi è quella di prestare attenzione al bando e di effettuare l’iscrizione seguendo attentamente le istruzioni. Oltre ad allegare il documento di identità e a compilare la domanda di iscrizione in tutte le sue parti, bisogna essere attenti ad allegare la cosiddetta “dichiarazione di attinenza della tesi” che deve essere controfirmata dal Relatore della tesi, o dal Presidente del Corso di studi, oppure dal Direttore del Dipartimento cui afferisce il corso di studi. In questo caso, non essendovi a disposizione un modello di certificazione, la dichiarazione deve essere allegata seguendo minuziosamente le indicazioni del bando. Inoltre, Cineca non gestisce i pagamenti, né verifica che siano andati a buon fine; per questo consigliamo di verificare presso l’ente di riferimento che il pagamento sia andato a buon fine.  

In aggiunta, agli specializzandi si suggerisce di prestare attenzione ad alcune cose durante la prova di ammissione che si terrà il prossimo 20 Luglio, sulla scorta delle irregolarità già riscontrate. È necessario che: le aule in cui si svolgerà la prova siano idonee anche a fronte del rispetto delle norme anti-covid; il metro di trattamento nei controlli da parte delle Commissioni sia omogeneo; non vi siano interruzioni durante le prove; i computer siano tutti funzionanti al fine di evitare black out come avvenuto in passato.

Consulcesi di Massimo Tortorella seguirà attentamente lo svolgimento delle prove di selezione per garantire la tutela a tutti coloro che, per diverse ragioni, dovessero riscontrare delle irregolarità e volessero intraprendere un percorso legale di ricorso. È importante, altresì, che nel giorno della prova i candidati si presentino in orario e che, oltre a portare con sé il documento di identità, il tesserino con il codice fiscale rilasciato dall’Agenzia delle entrate o la tessera sanitaria e tutto quanto previsto dal bando, rispettino tutte le regole previste dal decreto per lo svolgimento dell’esame che contengono anche norme igienico-sanitarie di protezione dal Covid-19 come indossare la mascherina, utilizzare il gel igienizzante, mantenere la distanza di sicurezza, utilizzare la propria penna e non toccare il computer destinato ad altri.

Sanità, scuole specializzazione. Tortorella (Consulcesi): Aumentare posti disponibili per evitare fuga medici

Il 20 luglio si svolgerà la prova nazionale per l’ammissione alle Scuole di specializzazione di area sanitaria per l’anno accademico 2020/2021. “Spero che il numero di borse di studio a disposizione dei giovani medici sia maggiore quest’anno” commenta Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, alla luce della pubblicazione del bando. “Ad ogni concorso, le borse delle scuole di specializzazione si rivelano di gran lunga inferiori al fabbisogno reale, generando un imbuto formativo tra neolaureati e quanti entreranno nel mondo lavorativo. Molti giovani medici si sentono frustrati e costretti a trasferirsi all’estero, dieci mila medici in dieci anni sono andati via, dopo i soldi spesi per formarli, creando un enorme vulnus nel Servizio Sanitario Nazionale” prosegue Tortorella, a capo del network legale e formativo in ambito sanitario.

“La pandemia ha portato in luce l’enorme carenza di personale medico nel nostro paese e la precaria condizione dei medici.”, continua Tortorella. “È più che mai urgente che le istituzioni competenti rivedano le norme che regolano il percorso di studi in medicina per l’accesso ad ogni grado di formazione, per favorire l’aumento di medici in Italia e per migliorare le prestazioni del SSN”, conclude Tortorella.

Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi, lancia l’allarme: “Operatori sanitari allo stremo e senza adeguato riconoscimento”

Emergenza COVID – 19, ma non solo: colletti bianchi e operatori socio – sanitari sono allo stremo. È Massimo Tortorella, Presidente del pool legale Consulcesi, a lanciare l’allarme: “I nostri operatori sanitari continuano a essere spremuti e, per di più, non sempre lo fanno in condizioni di sicurezza. Con il rischio anche di sacrificare la propria salute fisica e mentale. Tutto questo senza un adeguato riconoscimento”. La situazione descritta dal Presidente di Consulcesi Massimo Tortorella è stata solo acuita dalla pandemia poiché, anche prima del COVID – 19, la situazione era già instabile, precaria e difficile. Il diffondersi ed il protrarsi dell’emergenza sanitaria da ormai più di un anno ha reso più difficile la vita professionale di medici ed operatori socio – sanitari, attualmente costretti a sostenere turni sfiancanti e ferie negate. Infatti, alle carenze di personale non si è mai risposto con nuove assunzioni e, il lungo momento di emergenza, ha messo in evidenza una situazione già critica e complessa. 

Pertanto, la direttiva 2003/88/CE, che incoraggia la sicurezza e la salute dei lavoratori e nell’articolo 6 afferma che l’orario settimanale di lavoro deve essere in media di 48 ore al massimo, non viene rispettata. Inoltre, nelle 48 ore deve rientrare anche la corresponsione di uno straordinario. Sempre all’interno della medesima direttiva e all’articolo 3 si parla del diritto al riposo. A tal proposito, si afferma che ogni giorno devono essere riservate “11 ore consecutive di ristoro e un periodo di riposo di minimo 24 ore consecutive per ogni periodo lavorativo della durata di 7 giorni”. L’articolo 17 della stessa direttiva consente “agli stati membri la possibilità di introdurre delle deroghe ai limiti imposti al riposo minimo giornaliero e alla durata massima dell’orario settimanale”, soprattutto qualora si tratti “di servizi relativi all’accettazione, al trattamento e/o alle cure prestati da ospedali o stabilimenti analoghi, comprese le attività dei medici in formazione”. 

Tuttavia, questa opzione può essere presa in considerazione solo se, in un secondo momento, il lavoratore ottenga un adeguato periodo di riposo appropriato. In casi eccezionali, se questo periodo non può essere concesso per motivi di causa maggiore, lo stesso deve essere tutelato con un’adeguata protezione. L’Italia ha impiegato molto tempo prima di recepire la direttiva e si è adeguata a alla disciplina europea solo in seguito ad un pronunciamento emesso dalla Commissione Europea nel novembre 2015. In seguito a questo riconoscimento, molti professionisti del settore hanno avanzato richieste di rimborsi e risarcimenti. Infatti, stando alla disciplina legislativa e alle Direttive europee, il personale medico e socio – sanitario avrebbe diritto a decine o centinaia di migliaia di euro di risarcimento. Dunque, lo scatenarsi e il protrarsi dell’emergenza sanitaria ha reso più evidente e complessa la situazione nel comparto medico, portando ad un autentico sfruttamento dei lavoratori del settore. Questa situazione estrema rischia di far impennare il numero di azioni legali, che potrebbe avere conseguenze economiche notevoli per i conti delle aziende sanitarie e le economie del Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre, le conseguenze di questa situazione di sfruttamento potrebbero generare anche un impatto negativo sullo stato psico – fisico del personale stesso. 

Consulcesi lancia il corso di formazione Ecm “Il Covid-19 tra mutazione e varianti”

Covid, Rasi a operatori sanitari e a tutti gli italiani:  “Vaccinatevi con fiducia e avremo normalità dal prossimo autunno” 

Massimo Tortorella: «Aiutiamo a diffondere cultura sui vaccini partendo da formazione di medici e operatori sanitari»

Guido Rasi: «Anche contro le varianti sono i vaccini la migliore arma»

«I vaccini sono la migliore arma che abbiamo per contrastare le varianti, sia quelle già note che quelle future. Se vogliamo uscire da questa pandemia dobbiamo vaccinarci con fiducia. Il mio invito alla vaccinazione va in particolare ai nostri operatori sanitari: fidatevi della scienza, proteggete voi stessi e proteggerete anche i vostri pazienti». È l’appello lanciato da Guido Rasi, direttore scientifico di Consulcesi, in occasione della web conference “Covid-19: tra vaccini e varianti”, che lo ha visto protagonista insieme al presidente di Consulcesi Massimo Tortorella. L’incontro lancia un nuovo corso Ecm che affronta le recenti evidenze in tema di varianti del SARSCoV-2, proseguendo così l’impegno del provider medico-sanitario verso l’educazione continua dei medici e degli operatori sanitari Corso ECM Il Covid-19 tra mutazione e varianti. Una nuova sfida per i vaccini e le terapie 

«Formazione è la parola chiave per uscire dalla pandemia, insieme ai vaccini. Consulcesi è impegnata fin dalle prime ore della pandemia in un progetto formativo sul Covid capillare e vario, da ebook a docufilm e sempre aggiornato perché siamo convinti che la scienza vada raccontata bene per creare fiducia e consapevolezza nella popolazione», sottolinea Massimo Tortorella, presidente Consulcesi.

La differenza tra le mutazioni e le varianti; la descrizione delle varianti attualmente in circolazione; cosa è il sequenziamento genomico e il ruolo fondamentale del tracciamento e infine, vaccini e terapie in rapporto alla comparsa delle nuove

varianti virali. Sono questi i temi principali affrontati all’interno del nuovo strumento formativo coordinato da Guido Rasi che durante la descrizione del corso dichiara, a proposito degli sviluppi futuri della pandemia:  

«L’EMA ha già autorizzato 4 vaccini ed entro la fine dell’anno ne potrebbero arrivare altri”, riferisce Rasi. Se facciamo funzionare bene la nostra macchina vaccinale possiamo sperare di ‘ritornare alla normalità’ già dal prossimo autunno», aggiunge. Questo non significa che il nuovo coronavirus scomparirà subito e per sempre. «Continueremo a portare le mascherine, magari in tasca, per essere sempre pronti a indossarle in particolari situazioni ‘a rischio’, laddove si potrebbero creare pericolosi assembramenti. Ma grazie ai vaccini il virus SARS-CoV-2 avrà i giorni contati».

Al termine del corso il partecipante acquisirà informazioni e competenze riguardo il sequenziamento genomico dei virus, le varianti del SARS-CoV-2 e le relative conseguenze a livello clinico e di prevenzione e terapia.

CARATTERISTICHE DEL CORSO

Il corso è composto da una lezione multimediale e prevede il superamento di un test di verifica finale

OBIETTIVO FORMATIVO

Area: OBIETTIVI FORMATIVI TECNICO-PROFESSIONALI

Tematiche speciali del S.S.N. e/o S.S.R. a carattere urgente e/o straordinario individuate dalla Commissione nazionale per la formazione continua e dalle regioni/province autonome per far fronte a specifiche emergenze sanitarie con acquisizione di nozioni di processo

RESPONSABILI SCIENTIFICI

Guido Rasi Il prof. Guido Rasi è il massimo esperto europeo in tema di farmaci e vaccini. Docente di Microbiologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, è stato il Direttore Esecutivo dell’Agenzia Europea per il Farmaco (EMA) fino al novembre 2020 e precedentemente ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Dal 2021 è il Direttore Scientifico del provider ECM Sanità In-Formazione.