La pandemia ha completamente stravolto il modo di vivere dei giovani, “innescando” conseguenze importanti, sia sul piano psichico individuale che collettivo. L’introduzione della didattica a distanza, infatti, ha modificato non solo il metodo di apprendimento, ma anche il modo di vivere le relazioni sociali. Il lockdown, in molti casi, ha portato ad un allontanamento da persone amate e all’isolamento sociale. Chi è tornato a scuola in presenza perciò, si è trovato a fare i conti con l’angoscia di non saper affrontare un ambiente nuovo, la paura di non essere accettati dal gruppo, ma anche con l’ansia di tornare in un contesto che non si frequenta da almeno 2 anni e al quale ci si è disabituati. A tutto questo poi, si somma la paura di essere contagiati.
Cattiva alimentazione, dispersione scolastica, eccesso di sedentarietà, sono solo alcuni degli “effetti collaterali” della DAD, come spiega Maria Cristina Gori, neurologa psicologa e docente del Corso Ecm realizzato da Consulcesi per pediatri, psicologi e altri operatori sanitari dal titolo “Imparare dal Covid-19: le conseguenze psicologiche da isolamento e didattica a distanza”.
Il corso si propone di fornire non solo le informazioni scientifiche in merito agli effetti del distanziamento sociale sulle giovani generazioni, sui genitori e sugli insegnanti, ma anche gli strumenti adeguati per comprendere le conseguenze psichiche della deprivazione sociale e quali sono le strategie da adottare per affrontare questo evento, anche a livello didattico. La pandemia, infatti, ha messo in luce le criticità del sistema scolastico, ma anche le opportunità della DAD, come mezzo di apprendimento alternativo, nonostante l’assenza di interazione fisica.
Il corso di Consulcesi è composto da video-lezioni, corredate da materiali didattici di approfondimento e prevede il superamento di un test di verifica. Al termine del corso i partecipanti saranno in grado di rilevare le modifiche psichiche individuali e collettive dei giovani all’evento traumatico della pandemia, nonché gli strumenti più idonei nella promozione di una educazione efficace.
Come spiega la Gori: “Ogni passaggio di grado scolastico richiede un diverso approccio allo studio e alle nuove materie. Ogni inizio prevede un rischio di imprevedibilità. Se poi le imprevedibilità sono molteplici, il quadro si complica ancora di più. Se l’imprevedibilità non riguarda solo il nuovo ciclo di studi, ma anche le modalità con cui può avvenire la frequenza, tutto si diviene più complesso. Sarò in grado di tollerare tanti stimoli nell’aula? Di tenere i media silenziati? Di tenere la mascherina? Di andare d’accordo con tutti? Di stare nel silenzio o nel chiasso di un’aula per tanto tempo, senza la possibilità di spegnere un interruttore e di allontanarmi? Il mio metodo di studio sarà adeguato ai nuovi ritmi?”.
Ecco quindi, l’importanza di approfondire gli studi relativi alla deprivazione sociale per comprendere meglio il funzionamento della mente in situazioni di incertezza, come la pandemia, e di riconoscere i comportamenti disfunzionali di fronte a eventi imprevisti.