Farmaceutica, ‘Best’ di Pharma Data Factory: svolta per monitoraggio sell-out farmacie

Permetterà alle farmaceutiche di capitalizzare al meglio i vantaggi offerti dall’articolo 34 del decreto-legge 73/2021 e alle agenzie ed enti istituzionali di monitorare i consumi su dati reali. E’ Pharma Data Factory, società appena nata e che con ‘Best, Beyond Sell-out Trend’ è pronta a  rivoluzionare il monitoraggio dei consumi farmaceutici e l’analisi dei dati di performance e di vendita. “Siamo in grado di offrire una misurazione del mercato in farmacia basata sui dati di vendita e dispensazione effettiva dei farmaci, in alternativa ai dati oggi maggiormente utilizzati dalle aziende che si basano sui dati di acquisto delle farmacie”, spiega Giorgio Cenciarelli, Ceo di Pharma Data Factory.
La soluzione all’avanguardia ‘Best’ – spiega una nota – vanta in assoluto la banca dati più puntuale ed estesa del mercato, con il 95% di farmacie monitorate grazie alla rilevazione dei consumi reali dei farmaci in Italia.
Questo è possibile grazie all’entrata in vigore dell’art. 34 del decreto-legge 73/2021 (il provvedimento che ha definito un nuovo flusso di raccolta dati per il monitoraggio puntuale di tutte le movimentazioni dei farmaci venduti tramite le farmacie italiane), ma grazie anche alle partnership con Federfarma e Assofarm.
Si mettono così prontamente a disposizione di agenzie ed enti istituzionali – Aifa, Agenas, ministero della Salute, ministero dell’Economia, Istat e Iss – dei dati di dispensazione previsti dall’art. 34, confermando così il ruolo centrale di Federfarma e Assofarm nella proficua interazione con l’amministrazione pubblica.
Innovativo anche metodo di aggregazione geografica, che combina i dati delle sezioni di censimento Istat e la geolocalizzazione di ogni singola farmacia, rendendo Best il nuovo standard di mercato per la misurazione dei consumi in farmacia. La copertura tendenzialmente censuaria ha infatti permesso la
costruzione di geografie territoriali molto capillari: 3.640 GeoCluster sono stati resi aggregabili in 720 distretti, 107 province e 20 regioni. Questa innovativa soluzione permette di perfezionare l’efficacia delle strategie commerciali, consentendo decisioni basate su dati di sell-out puntuali e completi, e offre informazioni accurate per ottimizzare la gestione delle risorse, migliorando la distribuzione dei prodotti farmaceutici con un impatto diretto e positivo sui pazienti.Le partnership, avviate già nel corso del 2021, con Federfarma e Assofarm – si legge nella nota – rappresentano l’elemento chiave dell’offerta di Pharma Data Factory, leader per l’accesso e la diffusione dei dati attraverso un’offerta tecnologica altamente innovativa. “Attraverso l’efficace implementazione dell’offerta tecnologica – dichiara il presidente di Federfarma, Marco Cossolo – sarà senz’altro possibile rafforzare i programmi di sorveglianza epidemiologica e garantire l’aderenza alla terapia farmacologica, così come previsto proprio dall’articolo 34, e ciò a tutto vantaggio della cittadinanza e del Servizio sanitario nazionale”. Aggiunge il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi: “Ritengo che sia veramente essenziale, a garanzia degli interessi della sanità nazionale, un efficace monitoraggio dei consumi in farmacia che con le moderne soluzioni tecnologiche possiamo finalmente realizzare”.
Nel posizionamento e nella proposizione di questo innovativo patrimonio di dati è strategica la partnership con Homnya (gruppo Consulcesi), player che vanta una vasta conoscenza del mercato farmaceutico e che metterà a disposizione di Pharma Data Factory il set di risorse, asset e competenze per informare, comunicare e promuovere questa straordinaria novità, accelerando l’adozione della soluzione Best come nuovo standard di mercato per tutte le aziende farmaceutiche. “Una sfida – commenta il direttore generale
di Homnya, Alessia Palluzzi – raccolta con grande determinazione da Consulcesi Homnya che, forte del know-how e dell’expertise maturato sul campo e della profonda conoscenza dei bisogni del target di riferimento, è pronta ad affiancare Pharma Data Factory nel raggiungere i nostri clienti e portare sul mercato questa grande innovazione, evidenziando le straordinarie potenzialità del dato ‘pressoché censuario’ di sell-out”.

Massimo Tortorella

Consulcesi: “Da Roma oltre 70 mila richieste per azione collettiva ‘Aria pulita”

Tira una brutta aria nella Capitale, in tutti i sensi. Le 13 centraline dell’Arpa Roma superano i nuovi limiti dell’Ue per le polveri sottili e biossido di azoto, e allo stesso tempo i cittadini sono stanchi e timorosi degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Non è un caso se Roma è la seconda città d’Italia, dopo Milano, da cui sono arrivate le maggiori richieste di adesione all’azione collettiva ‘Aria pulita’, portata avanti dal team di legali di Consulcesi. Su oltre 600mila dimostrazioni di interesse – si legge in una nota – il 12% arriva dalla Capitale per un totale di circa 70mila, quasi il triplo rispetto a quelle di Napoli.
“I cittadini residenti a Roma – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group – stanno mostrando un crescente sentimento di insofferenza legato all’inquinamento atmosferico. Sono preoccupati per la loro salute e per quella dei loro cari. La qualità dell’aria è diventata a tutti gli effetti una priorità.
Dall’insofferenza si sta passando all’azione ed è questo esattamente che offre ‘Aria pulita’: uno strumento per far sentire la propria voce”. Roma è fra i 3.384 Comuni e città italiane candidabili all’azione collettiva ‘Aria pulita’ e gli stessi per i quali la Corte di giustizia europea ha multato l’Italia per violazione del
superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 40 milioni le persone che possono richiedere, tramite l’iniziativa legale di Consulcesi, un risarcimento per aver respirato, loro malgrado, ‘aria avvelenata’.
“Ci auguriamo – aggiunge Tortorella – che questa maggiore consapevolezza dei cittadini romani sull’importanza di respirare aria pulita segua anche un cambio di marcia nelle politiche mirate a rendere più sano l’ambiente in cui viviamo. L’obiettivo dell’azione collettiva Aria pulita – sottolinea – non è soltanto
quello di aiutare i cittadini a essere risarciti per aver respirato aria inquinata, ma anche quello di stimolare i decisori politici ad affrontare coraggiosamente, una volta per tutte, il problema dell’aumento di emissioni inquinanti nell’atmosfera”. Per aderire all’azione collettiva, basta dimostrare, con un certificato storico di residenza, di aver risieduto dal 2008-2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione collettiva, Consulcesi mette a disposizione il sito aria-pulita.it.

Fondazione Consulcesi e As.Me.V: dalla dialisi all’urologia, la lunga strada compiuta dalle missioni del Progetto Eritrea

VIDEO – https://www.sanitainformazione.it/mondo/fondazione-consulcesi-e-asmev/
Visite specialistiche, interventi, nuove tecnologie e formazione: è questo in estrema sintesi il bagaglio che, missione dopo missione, i medici volontari dell’Associazione As.Me.V Calabria, con il sostegno della Fondazione Consulcesi, portano in Eritrea.
“Il progetto nasce proprio da una specifica richiesta dell’allora Ministro della Salute eritreo, Saleh Meky, una grande persona, che chiese a un medico che già operava lì in Eritrea come chirurgo plastico e ricostruttivo se fosse possibile fare la dialisi”, racconta Francesco Zappone, tecnico di apparecchiature elettromedicali, nonché volontario dell’ As.Me.V. Calabria, Onlus impegnata a fornire assistenza medica specialistica a persone indigenti ed in modo particolare a pazienti extracomunitari. “Questo collega conosceva l’attuale nostro presidente, il dottor Roberto Pititto, che andò in missione lì la prima volta nel 2005, giusto come sopralluogo, e disse che c’erano le condizioni per poter fare la dialisi. Così, il tempo di organizzarci e a gennaio 2008 eravamo lì per la prima volta”.
Nasce il primo centro di dialisi ad Asmara. “Con la prima missione, abbiamo portato lì quattro reni artificiali e insieme a Giancarlo Carravetta, un tecnico dell’impianto osmosi, abbiamo realizzato questo piccolo centro di dialisi che era di due posti, con due macchine in più di scorta. Inizialmente era un centro solo ed esclusivamente per acuti, per cui si trattavano pazienti che arrivavano nel pronto soccorso con insufficienza renale acuta. Ovviamente la prima
domanda che ci siamo posti è stata ‘che facciamo se un paziente acuto si cronicizza?’ Come accade spesso anche in Italia, in fase sperimentale abbiamo dovuto dire ‘andiamo avanti, vedremo poi’. È successo dopo appena due anni. È stato un caso più voluto da loro in fondo perché noi inizialmente avevamo avuto, per così dire, il consiglio di non parlare della dialisi proprio per non aprire speranze che non si potevano poi realizzare. Un giorno, eravamo lì in dialisi e arriva l’équipe della TV eritrea dicendo che dovevano fare un’intervista. Sembrava un po’ strana la cosa, e anzi ammetto che eravamo quasi preoccupati. Fatto sta che facciamo questa intervista e da quel giorno siamo diventati quelli della dialisi. Quello è stato il punto di svolta secondo me. Nel giro di due anni, quel centro di dialisi aperto all’Orotta Hospital di Asmara, capitale Eritrea, è cresciuta fino ad otto posti, diventando il centro di riferimento nazionale. A quattro anni da quella prima missione, un altro centro di dialisi, da otto posti letto, è stato aperto al Sembel Hospital. Attualmente
entrambi i centri lavorano benissimo, in autonomia, con infermieri e medici eritrei. Noi continuiamo a dare supporto, soprattutto tecnico e medico, perché nel frattempo abbiamo portato macchine di nuova generazione che possono ampliare le prestazioni”.
Com’è proseguito il progetto e che tipo di risultati avete ottenuto?
“L’As.Me.V Calabria, di cui faccio parte, è una piccola onlus. Quindi inizialmente ci sostenevamo soprattutto con aiuti locali, aziende con le quali lavoravamo soprattutto per quanto riguardava i macchinari. Ma ovviamente ci sono tanti altri costi in una missione, spesso non calcolati ma non meno importanti. Primi fra tutti, i biglietti aerei. In questo percorso abbiamo avuto la fortuna di conoscere quello con cui poi abbiamo aperto una collaborazione intensa: il professor Salvatore Galanti, persona squisita che lavorava lì già prima
di noi. Era un urologo, un chirurgo urologo, uno stacanovista che entrava in ospedale alle nove del mattino e usciva alle nove di sera. Andava anche lui due, tre volte all’anno. Lui al tempo era a bordo e guidava alcuni progetti charity del Gruppo Consulcesi, ed era riuscito a far portare lì, omaggiato da Consulcesi, un laser.
Ma quel laser, nel momento in cui doveva funzionare non aveva funzionato. Io mi trovavo lì in dialisi e mi chiese se potevo dare un’occhiata. Non era il mio campo ma decisi comunque di provare, e riuscii a farlo funzionare. Da allora, Galanti mi chiese se volevo aiutarlo ad organizzare le missioni, offrendomi il sostegno di Consulcesi per le spese come viaggi e alloggi, e così via. Da lì è nato il rapporto con Consulcesi; che devo dire è stato il salvavita del progetto, non solo di Asmara, proprio della dialisi e dell’urologia, perché ha
permesso di dare continuità al lavoro. Il problema della dialisi non è farla perché vai lì, scendi una settimana, installi le macchine, installi l’impianto osmosi, è farla funzionare. Formando il personale,
assicurando assistenza tecnica nel tempo. Il valore sta proprio nella continuità che si riesce a dare. Consulcesi ci ha permesso questo, supportandoci in quelle spese che purtroppo ci sono. Oggi, tra i due centri dialisi si eseguono tra i cinque e i seimila trattamenti all’anno. Dalla prima missione ad oggi, circa 500
pazienti acuti sono stati salvati da morte certa grazie alla dialisi. Da novembre del 2021 poi, mi sta accompagnando anche il dottor Arturo Carluccini, un chirurgo urologo che ha ripreso il percorso, purtroppo interrotto non per sua volontà dal professor Galanti. Abbiamo rimesso in funzione il litotritore che era
fermo e Arturo ha ripreso veramente come se fosse Toto. Entra in ospedale alle nove di mattina, lo vado a riprendere alle nove di sera. Fa circa cinquanta, sessanta visite in ogni missione e l’ultima volta, siamo stati poco, solo dodici giorni, ma è arrivato ad una quarantina di interventi, numeri importanti nel poco tempo disponibile”.
Che tipo di impatto ha avuto la pandemia da Covid-19 sulla missione e che cosa avete imparato da questo? “È stato un bel test. Perché ovviamente non siamo potuti andare per oltre un anno e mezzo. Però, la dialisi è stata sempre attiva. Ovviamente, ho trovato molte più macchine da riparare. Però fortunatamente avevamo previsto anche questo, nel senso che abbiamo lasciato molte più macchine di scorta rispetto a quelle che si lasciano qui nei centri dialisi. Quindi la dialisi non si è mai fermata. Questo ci ha fatto capire
soprattutto la qualità di questi infermieri e di questi medici”.
A proposito dei professionisti locali, come siete riusciti a superare il gap culturale e linguistico?
“Inizialmente c’era la difficoltà linguistica, anche se la lingua di base è l’inglese. Poi, negli ultimi sette, otto anni in particolar modo, l’università medica che si trova ad Asmara, ha iniziato a formare un bel po’ di infermieri, tra l’altro tutti giovani. Lì, è stata un’altra grande svolta per il progetto perché è stato più facile, per così dire, formare infermieri nuovi che vedevano la dialisi per la prima volta, per cui non avevano nessun retaggio da esperienze passate. È stato come avviare un computer nuovo, sono perfetti, mettono in
pratica in un modo perfetto quello che apprendono. Vedo come gestiscono i pazienti quando entrano in dialisi, come li dializzano e come li accompagnano. Vogliono capire le potenzialità della macchina, fanno domande. Giovani medici volenterosi che sono con la mente non aperta, spalancata”.
Che prospettive abbiamo per lo sviluppo del progetto?
“Per quanto riguarda la dialisi, per fortuna stiamo riuscendo, con dei progetti del Ministero degli Esteri, a rinnovare il parco tecnologico delle macchine. Stiamo portando giù macchine non solo nuove ma anche di ultima generazione. Lo abbiamo già fatto nell’Orotta Hospital e lo faremo al Sembel Hospital. Queste macchine riescono a fare delle terapie, anche specifiche. Per esempio, ci possono essere problemi di pazienti refrattari ai diuretici per quanto riguarda le cardiopatie. Allora queste macchine possono fare
dialisi specifiche anche pediatriche, specifiche per questi pazienti. Da un punto di vista medico invece, più formazione si dà e meglio è. Per un progetto che funzioni davvero, e che non sia solo frutto del cosiddetto turismo sanitario, bisogna cercare di trasferire più know-how possibile, quindi non essere egoisti con le proprie conoscenze. Contrariamente da quanto si possa pensare, ripeto, loro sono attenti, aperti anche alle innovazioni, anche su cose che non hanno mai visto. Credo che non dobbiamo inventarci nulla, basta portare quello che facciamo in Italia anche lì, che sia una competenza tecnica o medica. Ovviamente ci vuole una piccola predisposizione, ma niente di che. Perché poi uno quando va lì e pratica, scopre tanti altri aspetti. Ritorno sempre più ricco, non di questioni di dialisi, ma di tutti, tanti altri aspetti. Anche il rapporto
con culture diverse. Per me ogni missione è un enorme arricchimento. Per portare avanti i progetti nati dalla collaborazione tra As.Me.V e Fondazione Consulcesi, abbiamo bisogno di specialisti, nefrologi e urologi che abbiano soltanto la buona volontà di fare quello che fanno in Italia, farlo lì. Certo, bisogna possedere un po’ l’arte dell’arrangiarsi”, aggiunge ridendo Zappone. “Ma d’altronde è così, altrimenti non ci sarebbe la necessità di andare”.
Parlando di arricchimento umano, relazionale e culturale, ha qualche storia particolare? Qualcosa che porta nel cuore?
“Faccio un po’ di mente locale perché ne ho viste tante in questi quattordici anni. Mi torna alla memoria una storia triste nel suo epilogo, ma che mi ha colpito profondamente. C’era un ragazzo di ventisei anni che si era infortunato cadendo da un albero. Purtroppo, non hanno avuto la prontezza di portarlo in ospedale ma dal loro medico del villaggio, medico è una parola grossa ecco. Fatto sta che è andata in necrosi. Ha avuto l’amputazione della gamba, ma sempre con ritardo. Quindi questo poi ha cominciato ad andare in cancrena gassosa e l’abbiamo dializzato una settimana, ma sapevamo che ormai non potevamo fare altro, cercavamo solo di accompagnarlo al fine vita nel modo più decente possibile. È successo che qualche giorno dopo che il ragazzo purtroppo era morto, viene il direttore dell’ospedale. Eravamo io e Roberto
(Pititto, Presidente di As.Me.V e medico volontario), e ci dice che c’erano i parenti del ragazzo che ci volevano incontrare. Noi avevamo un po’ di timore onestamente. Forse sono arrabbiati, pensavamo…perché magari si aspettavano il miracolo. Arriviamo lì, e invece ci troviamo di fronte lo zio,
venuto a parlare a nome del padre, che si scusava, in sintesi, del fatto che il nipote ci avesse fatto perdere tempo, perché lo avevamo dovuto dializzare una settimana anche di domenica. Io e Roberto ci guardavamo increduli”.

Massimo Tortorella

Ambiente, Consulcesi, dilaga Ecoansia, boom adesioni all’azione collettiva aria pulita

Consulcesi registra una nuova impennata delle adesioni all’azione collettiva Aria Pulita mentre nel Paese dilaga il fenomeno dell’ecoansia ed il timore per i cambiamenti climatici legati all’inquinamento. “Nelle ultime settimane – annuncia il Presidente Massimo Tortorella – c’è stato un incremento del 20% dei partecipanti alla nostra causa per le violazioni dei limiti di Pm10 e biossido di Azoto in oltre 3mila comuni italiani. In pochi mesi abbiamo raccolto già decine di migliaia di adesioni che di giorno in giorno crescono esponenzialmente”. Stando alle segnalazioni raccolte sul portale ‘Aria Pulita’ e sui social, il boom di richieste di partecipazione all’azione collettiva è la testimonianza di poter raggiungere un numero sempre più
elevato di ricorrenti per spingere le Istituzioni a trovare soluzioni e metterle in pratica rapidamente.
“Siamo convinti che l’ampia partecipazione all’azione collettiva ‘Aria Pulita’, oltre a riconoscere un risarcimento per il danno subito e accertato dalla stessa Corte di Giustizia Europea, servirà a scuotere le coscienze dei decisori politici. Speriamo che, una volta messi alle strette, sentiranno più forte – commenta
Massimo Tortorella – la necessità di mettere finalmente in atto tutte le misure urgenti e necessarie di contrasto all’inquinamento atmosferico a tutela del diritto di ogni cittadino di vivere in un ambiente salubre. È importante per noi oggi e lo sarà di più per i nostri figli e le generazioni future ancora”.
La mappa dell’Ecoansia: Dolore, rabbia, senso di colpa e vergogna sono solo alcuni dei sentimenti che travolgono coloro che soffrono di ecoansia, un disagio che si sta diffondendo come un’epidemia in Italia.
Complici le ondate di calore estreme di questi giorni, così come anche i nubifragi, le alluvioni, le grandinate record che hanno colpito il Nord Italia, è aumentata la consapevolezza degli effetti devastanti dell’inquinamento e di conseguenza dei cambiamenti climatici. Gli psicologi parlano di una crescente
ondata di stress e angoscia tra gli italiani, specialmente i più giovani, legata ai cambiamenti climatici e ai timori per il futuro.
“Non credo che sia un caso che le adesioni arrivino maggiormente dai comuni d’Italia più colpiti da questi eventi meteorologici estremi e che hanno notoriamente i più alti livelli di inquinamento atmosferico”,  conferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. La maggior parte delle adesioni, oltre il 65%, arrivano dal Nord Italia: Milano, Brescia, Modena, Bologna, Carpi e molti altri comuni tra i più popolosi della Pianura Padana. Il 20% circa arriva invece dalle città del Centro Italia, in primi Roma, seguita da Prato e Firenze. Le restanti, invece, provengono dalle grandi città del Sud, come Napoli, Taranto e Brindisi. E dalla Sicilia con Catania e Palermo che fanno da capofila. Sono tutti comuni e città che rientrano nell’elenco degli oltre 3.300 individuati dal team di legali di Consulcesi come candidabili all’azione collettiva ‘Aria Pulita’ e gli
stessi per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 40 milioni lepersone che possono richiedere, tramite l’iniziativa legale di Consulcesi, un risarcimento per aver respirato, loro
malgrado, “aria avvelenata”.
L’azione collettiva: Possono aderire all’iniziativa legale Aria Pulita tutti coloro che hanno risieduto nelle
zone dove si sono verificate le violazioni accertate dal Corte di Giustizia Europea (sentenza del 10/11/2020 e sentenza del 12/05/2022). Per aderire è sufficiente dimostrare, tramite certificato storico di residenza, di
aver risieduto per almeno 1 anno continuativo, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2018, in uno o più dei 3.384 comuni italiani individuati. Si stima un risarcimento fino a 99 euro al giorno, che andrà moltiplicato per ogni giorno di ciascun anno relativo al periodo di violazione. Per scoprire se e come partecipare alla causa collettiva, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulita: www.aria-pulita.it.

Consulcesi, con nuova stretta Ue su limiti smog, +10% Comuni ‘fuori legge’

Con la riduzione dei valori limite degli inquinanti atmosferici approvata dal Parlamento europeo, inserita nel nuovo regolamento comunitario sulla qualità dell’aria, aumenteranno i comuni italiani ‘fuori legge’. E’ quanto segnala il network legale di Consulcesi stimando che i nuovi parametri porteranno a un’estensione dei territori italiani considerati inquinati e quindi, anche a un aumento dei cittadini che potranno aderire all’azione collettiva “Aria Pulita”, finora riservata ai residenti di oltre 3.300 comuni. I nuovi valori soglia europei, secondo gli esperti Consulcesi, andranno dunque ad allargare di circa il 10% la platea dei possibili nuovi partecipanti all’azione collettiva “Aria Pulita”.

“Sono già diverse migliaia le adesioni finora ricevute, che continuano a crescere di giorno in giorno – riferisce Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi -Così come è avvenuto recentemente in Francia, aver risvegliato la coscienza degli italiani sul diritto a respirare aria pulita sta facendo moltiplicare le richieste di partecipazione alla nostra iniziativa legale che punta a ‘costringere’ le istituzioni a risarcire i cittadini italiani a cui non è stato garantito il diritto a vivere in un ambiente salubre”.

“L’azione collettiva ‘Aria Pulita’, che già possiede la forza dei numeri, vista l’ampia platea a cui si rivolge, è ad oggi la migliore ‘arma’ che abbiamo per influire concretamente sulle decisioni politiche – sottolinea Tortorella – Il nostro obiettivo, infatti, non è solo quello di consentire agli italiani di essere risarciti, ma è anche quello di spingere le istituzioni a mettere in atto tutta una serie di azioni in grado di migliorare la qualità dell’aria e, di conseguenza, la salute del Pianeta e di chi lo abita”.

“Non possiamo che ritenerci soddisfatti della decisione del Parlamento europeo di puntare a obiettivi più severi per il 2030 e, in particolare, di abbassare i valori limite di diversi inquinanti, tra cui il particolato (Pm2.5, Pm10), l’NO2 (biossido di azoto), l’SO2 (anidride solforosa) e l’O3 (ozono) – spiega Tortorella – Condividiamo appieno infatti l’intento di assicurare che la qualità dell’aria delle città (e non solo) europee, e quindi anche italiane, non sia dannosa per la salute umana, come invece accertato da numerosi studi scientifici. Gli europarlamentari – continua – hanno sottolineato inoltre la necessità di aumentare il numero di punti di campionamento della qualità dell’aria, soprattutto nei centri urbani, e di utilizzare indicatori chiari e comuni nei diversi Stati. Un chiaro segno della volontà di prendersi finalmente cura del nostro Pianeta”.

Mancati pagamenti ai libero professionisti, medico recupera 150mila euro

L’avvocato Francesco Del Rio, partner di Consulcesi & Partners: «Il professionista si è rivolto a Consulcesi per recuperare la somma. Transazione avvenuta dopo lettera di diffida (gratuita) e decreto ingiuntivo». Recuperati complessivamente 307mila euro

Il problema dei mancati pagamenti per prestazioni lavorative effettivamente eseguite è comune a tutti i liberi professionisti. Gli operatori sanitari, ovviamente, non fanno eccezione. A volte si tratta di poche migliaia di euro e può capitare che il professionista preferisca considerare la somma come persa piuttosto che impelagarsi in un iter stragiudiziale e, magari, in un contenzioso giudiziario che hanno comunque un costo. In altri casi, invece, parliamo di somme decisamente più elevate. È il caso di un medico che di recente è riuscito a ottenere circa 150mila euro dalla clinica, presso la quale svolgeva la sua prestazione in regime libero professionale, per operazioni effettuate e non retribuite.

«È comune che, nonostante il lavoro svolto da un professionista, rimangano crediti in sospeso – spiega l’avvocato Francesco Del Rio, partner di Consulcesi & Partners, la rete di legali che ha preso in carico il professionista risarcito –. In particolare, per un libero professionista è molto difficile tenere conto di tutti i pagamenti ricevuti in modo efficiente».

Nel caso di specie, il medico si è rivolto al Gruppo Consulcesi per usufruire del servizio relativo alle lettere di diffida previsto nella membership Club. «Tra queste – spiega l’avvocato Del Rio –, ne esiste una specifica per il recupero dei crediti professionali. Il cliente di Consulcesi Club ha la possibilità di attivare il servizio di diffida, ottenendo l’assistenza legale per la verifica della documentazione relativa a fatture non pagate dai clienti. In caso di necessità, viene redatta una lettera di diffida al debitore, in questo caso la clinica a cui forniva la sua prestazione, per richiedere il pagamento del dovuto. Il tutto a titolo completamente gratuito».

Nello specifico, il medico ha ottenuto oltre 150mila euro dopo la diffida preparata dai legali di Consulcesi & Partners e il successivo accordo a seguito di notifica del decreto ingiuntivo. Ma un altro professionista ha ottenuto oltre 90mila euro successivamente alla sola lettera di diffida. Altre somme ottenute di recente sono 25mila euro dopo diffida e decreto ingiuntivo e 2.250 euro dopo solo diffida. Le somme sono, peraltro, comprensive degli interessi accumulati nel periodo in cui erano in sospeso.

«Attraverso il servizio di diffida per la richiesta di pagamento di crediti inevasi – spiega ancora l’avvocato Del Rio –, sono stati recuperati complessivamente 307mila euro senza che i clienti abbiano dovuto sostenere spese ulteriori, eccezion fatta per quelle di assistenza giudiziale nei soli casi di presentazione dei decreti ingiuntivi. Il servizio di diffida include anche la gestione delle trattative: se il debitore risponde o propone un accordo (come dilazioni o sconti), l’assistenza legale continua senza costi aggiuntivi, inclusa la stesura di una scrittura privata per definire i termini dell’accordo, se necessaria», conclude.

Massimo Tortorella

Storia dell’arte e disabilità: il progetto di inclusione a due vie di Divertitempo e Fondazione Consulcesi

“Insieme nella storia” è il progetto di Divertitempo sostenuto dalla Fondazione Consulcesi che unisce bimbi con disabilità cognitive e no, portandoli a visitare luoghi dell’arte e favorendo integrazione nel gioco. Ne abbiamo parlato con la psicologa e coordinatrice Giulia Demofonti Camminare insieme alla scoperta della storia mentre si coltiva il seme di una società adatta a tutti, in cui nessuno viene lasciato indietro. Potremmo riassumerlo così il progetto d’integrazione realizzato dalla onlus Divertitempo e sostenuto da Fondazione Consulcesi, “Insieme nella storia”, che vede come protagonisti bambini e ragazzi con disabilità cognitive e i loro amici normodotati. Da Palazzo Venezia a Castel Sant’Angelo, passando per i percorsi della Street Art capitolina e il battello sul
fiume Tevere, i ragazzi vengono accompagnati da un team di professionisti in un percorso di otto appuntamenti dedicati alla scoperta delle bellezze del territorio di Roma e provincia.
“Un’occasione non solo per regalare ai giovani un momento di arricchimento culturale fuori dalle mura scolastiche ma soprattutto personale. Attraverso momenti di svago come quelli ideati con questa iniziativa sono tanti i valori che possono essere trasmessi, non solo da adulto a bambino, ma anche tra coetanei”, racconta Giulia Demofonti, psicologa della onlus Divertitempo e coordinatrice del progetto Insieme nella Storia. Abbiamo chiesto a Giulia Demofonti di raccontarci di più del progetto di Divertitempo.

Qual è il suo impegno per i ragazzi?
«La mia idea di disabilità è che sia una caratteristica dell’individuo e non una mancanza da riempire. L’approccio riabilitativo che si effettua su molti ragazzi con difficoltà cognitive è utile e fa raggiungere obiettivi minimi, ma non si può partire solamente dal presupposto che ci si trovi di fronte ad uno stato deficitario».
Qual è il plus del progetto ‘Insieme nella storia’?
«Il valore aggiunto del progetto è far avvicinare i ragazzi e i compagni alle ricchezze del territorio con un approccio a km 0, come da manifesto della Onlus Divertitempo. Si esce dalle mura scolastiche nelle quale i ragazzi con disabilità vengo messi su un piano giudicante, performativo, uscendo dal contesto che limita le interazioni ludiche».
Perché ‘inclusione a due vie’?
«Numerosi studi dimostrano che con il passaggio dal cognitivo al pratico, come un’attività all’aperto, l’arricchimento è immediato per tutti. I ragazzi con disabilità si sentono accettati e migliorano le proprie abilità. Anche per i compagni di classe è un’esperienza formativa perché li responsabilizza a prendersi cura dei propri amici e perché gli si fa conoscere un aspetto sconosciuto della disabilità: saper ammirare un’opera d’arte, riuscire ad attraversare la strada, ridere insieme fuori dalla scuola».

Consulcesi – Massimo Tortorella

Violenze a operatori, dal 2021 boom richieste di aiuto a Consulcesi

“Il periodo 2021-2022 per gli operatori sanitari” vittime di aggressioni “è stato un biennio nero e i primi mesi di quest’anno non sembrano aver segnato un cambio di tendenza. Sono aumentate dal 40% al 50% le segnalazioni e le richieste di aiuto che arrivano ai legali di Consulcesi”. Così Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari (12 marzo), fenomeno sempre più preoccupante. “Per celebrarli, dobbiamo proteggerli”, è il  messaggio lanciato da Tortorella che ricorda quanto lavoro ci sia dietro il telefono rosso 800.620.525, attivato dal 2020 quale supporto specializzato per tutti i lavoratori della sanità che hanno subito delle aggressioni e non sanno come tutelarsi.
“Ci chiedono suggerimenti e consigli per tutelarsi dinanzi a situazioni che possiamo definire ‘borderline’ – segnala Tortorella – Molti lavorano nonostante la paura e vogliono capire quali strumenti hanno a disposizione per difendersi da eventuali attacchi verbali o addirittura fisici”.
Consulcesi – riporta una nota – mira a sostenere e supportare gli operatori sanitari ai primi segnali di rischio, prima cioè che diventino protagonisti dei tristi eventi di cronaca che si leggono ormai quasi ogni giorno sui
giornali. “In quest’ottica stiamo continuando a investire per ampliare il catalogo di formazione Ecm dedicato al counselling – sottolinea il presidente – e al rapporto medico-paziente, convinti dell’importanza di imparare a gestire e disinnescare situazioni complesse e complicate prima che degenerino”. Nel frattempo Consulcesi, che ha accolto positivamente l’annuncio dell’apertura di presidi di polizia negli ospedali, nonché l’ipotesi di rivedere i calcoli per il fabbisogno di medici, si impegna ancora una volta a seguire e a monitorare affinché vengano rispettati gli impegni presi: “Il nostro impegno, che è poi da sempre la nostra vocazione – conclude Tortorella – è quello di aiutare e sostenere chi ogni giorno si prende cura di noi e dei nostri cari”.

Giornata Mondiale della Disabilità 2022

OMS: Entro il 2050 1 persona su 4 affetta da perdite uditive

Consulcesi e gli esperti dell’associazione Emergenza Sordi: “necessaria formazione del personale sanitario per una migliore assistenza delle persone affette”

Roma, 2 dic. 2022“Se c’è un luogo dove più di altri nessuno dovrebbe essere lasciato indietro è l’ospedale e tutti gli altri luoghi dedicati alla cura e all’assistenza”, riflette Luca Rotondi, presidente dell’associazione Emergenza Sordi APS, che in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità, celebrata ogni anno il 3 dicembre, torna a ribadire con Consulcesi l’importanza di formare il personale sanitario per individuare e comunicare con le persone sorde o con problemi d’udito.

È proprio l’impegno a ‘non lasciare nessuno indietro’ il focus dell’Agenda 2030 dell’ONU che dedica la Giornata di quest’anno alla “trasformazione verso una società sostenibile e coinvolgente per tutti”.

“Una società più equa, inclusiva e sostenibile, e che quindi garantisca dignità, diritti e benessere per tutti si fonda in primis sullequo accesso alle cure. E purtroppo questo non è, ancora, sempre il caso quando la persona in cerca d’assistenza è sorda”, continua Rotondi, esperto in comunicazione che con Consulcesi, azienda italiana leader nella formazione ECM, propone un corso per fornire ai professionisti della salute le conoscenze necessarie per poter interagire con il paziente sordo in situazione emergenziale e non. 

Con circa 7 milioni di persone in Italia con problemi di udito più o meno gravi, di cui ben 45mila sorde (pari all’11% della popolazione complessiva), e di fronte alle stime dell’OMS che parlano di 1 persona su 4 affetta da perdite uditive entro il 2050, preparare il SSN alla comunicazione e alla gestione con le persone affette da sordità appare ormai una necessità impellente/improrogabile.

Nasce così, dal desiderio di infrangere il soffitto di cristallo che ancora oggi si frappone tra le persone sorde e delle cure adeguate e tempestive il corso multimediale “In reciproco ascolto. Interagire con il paziente sordo in situazione normale e di emergenza”, realizzato grazie alla collaborazione con gli esperti dell’Associazione Emergenza Sordi APS e disponibile fino al 31 dicembre, termine ultimo per l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori previsti per il triennio 2020-2022 per tutti gli operatori sanitari. 

“Soprattutto in contesti emergenziali, dove la comunicazione deve essere quanto più efficace, con la persona sorda può risultare complessa a causa di una serie di pregiudizi e concetti sbagliati e più generale di una mancanza di formazione in materia”, spiega ancora Rotondi che nel corso insegna a riconoscere le caratteristiche della persona sorda in base ai comportamenti fisici e psicologici, a distinguere i diversi tipi di sordità, a interagire con semplici regole e attraverso l’uso delle molteplici App ora disponibili: da “Spread the sign”, il più grande dizionario di lingue dei segni al mondo, a “Where are U” collegata alla Centrale unica di risposta Nue 112 e “Municipium” collegata alle Sale Operative della Polizia Locale dei Comuni aderenti per risparmiare tempo prezioso in situazioni di emergenza, fino a “Comunica con tutti” la WebApp che utilizza simboli semplificati di immediata comprensione, la tecnologia può contribuire notevolmente a migliorare le cure “ma al centro sia messa sempre la persona e l’interazione con questa”, conclude Rotondi.

Consulcesi – Massimo Tortorella